martedì 15 luglio 2008

Fattore di scala

Harold e Maude
A quindici anni ero convinto che a trenta sarei morto.

Non era una cosa depressa o nichilista o autodistruttiva. Ero molto sereno quando ci pensavo. Ero soltanto convinto che i trentenni fossero “vecchi” (o forse sarebbe più corretto dire “adulti”, ma “vecchi” è la parola che usavo allora), assolutamente “diversi” da me e che io, semplicemente, non avrei mai potuto diventare così.
Quindi sarei morto prima.

Incapacità di pensare se stessi diversi da come si è.

E’ un problema di percezione, credo.
Percezione di noi stessi in relazione al cammino che stiamo percorrendo.
Appena nati non siamo in grado di comprendere altro che gli stimoli vitali elementari: la fame, il sonno, il dolore, il contatto col seno materno. Poi cresciamo, diventiamo bambini, ragazzi, ma siamo completamente assorbiti dall’imparare a vivere. Quando arriviamo all’adolescenza cominciamo a porci delle domande, a fare delle riflessioni, delle scelte… ma ci manca completamente il senso della prospettiva, la percezione del cambiamento, il senso del tempo che passa, del fatto che ci restano ancora da vivere magari altri cinquanta, sessant’anni, durante i quali attraverseremo una serie di fasi, in continua evoluzione, conservando il senso di identità ma mai veramente uguali a noi stessi.
Arriva un momento, prima o poi, in cui cominciamo a percepire i confini della stanza in cui ci muoviamo, in cui comprendiamo che il tempo non è infinito, che abbiamo poco margine per pianificare ed organizzare la nostra vita, anzi, ormai il più è fatto: gli studi che abbiamo intrapreso, il lavoro che abbiamo trovato, la famiglia che abbiamo messo su, sono tutte tappe fondamentali della nostra vita e sono già passate, consolidate, sistemate. Certo, ne restano ancora tante altre da affrontare, sul lavoro, in famiglia. Ma ci sentiamo un po’ come un ciclista al Giro d’Italia, che si è concentrato troppo nello sforzo di pedalare e che si accorge solo a due terzi della tappa che ha già superato il Gran Premio della Montagna, senza neanche sapere quale fosse la sua posizione in classifica in quel momento.

Percezione.

Poi, un bel giorno i trenta arrivano.
Con un brividino lungo la schiena ho affrontato il giorno del mio compleanno, diverso da com’ero quindici anni prima, ma sentendomi comunque sempre me stesso e quindi portandomi dietro lo strascico di quelle convinzioni così assolute che avevo allora.
Non ci credevo più, ma c’è voluto comunque qualche giorno a tranquillizzarmi del tutto, a convincermi che no, non mi sarei smaterializzato d’un colpo e non mi sarebbe venuto un infarto e non sarei stato travolto da un’auto. Niente di tutto ciò. Avevo trent’anni, non mi sentivo affatto “vecchio” (un po’ più “adulto”, questo sì), non ero morto e, toccando ferro, non lo sarei stato ancora per un po’ di tempo, magari un’altra trentina d’anni o più.


Forse bisognerebbe cominciare fin da piccoli a familiarizzare col senso della prospettiva. Non dico di maturare anzitempo, per carità, ma anche solo percepire vagamente che stiamo percorrendo un cammino di cui, all'incirca, possiamo prevedere la durata (non i trent'anni che pensavo io da giovane, ma molti di più), in modo da non avere quella falsa sensazione di eterna giovinezza che poi, puntualmente, finisce con una doccia fredda nel momento in cui ci ritroviamo, con i primi capelli bianchi e la pancetta che incalza, a non capire come abbiamo fatto ad invecchiare mentre ci sentivamo ancora dei pischelli.


Anche perchè fare i pischelli a quarant'anni è molto più divertente (ed anche dignitoso) se se ne ha piena consapevolezza e lo si fa con un po' di autoronia! ;)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

44 anni compiuti da poco ma sabato prossimo saro' sotto il palco dei SubSonica.
Finira', come al solito, con una "Pogata" insieme alle "Tarantolate" di 16 anni che svengono per Samuel il cantante...

Io vado per la musica e per lo stare insieme agli amici, di Samuel m'importasega !!!

Nota a margine, me la godo di piu' adesso di quando avevo 17 anni.

Ciao SubSonico (da Livorno)

Lys ha detto...

Ciao Anonimo livornese! :D

Non sei il primo che mi risponde così e anch'io in effetti non mi sento affatto vecchio, nonostante la pancetta che cresce, i peli che imbiancano e l'alopecia che dilaga.

Non era mia intenzione sancire criteri inossidabili per giudicare la vita mia o degli altri. Tutt'altro!

So solo che quando osservavo i miei genitori a 15 anni (loro ne avevano 45/50) mi sembravano molto vecchi. Ora invece li guardo 25 anni dopo e mi sembrano estremamente giovanili e in forma.
Meglio così!

Ben vengano quindi gli arzilli quarantenni che pogano ai concerti dei Subsonica (ma ancora non ti sei stufato di quella musicaccia?!?! ;) ). Quello che invece mi sbalordisce è che le sedicenni di oggi possano sbavare dietro ad un "vecchietto" pelato!!! :)

Anonimo ha detto...

Il cantante dei SubSonica mascherava la calvizie con un cappellino ma adesso non lo fa piu' o quasi...

Malgrado cio' le bambine sbavano per lui...

Per alzare il livello musicale posso consigliare l'ultimo album dei Sigur Ros ???

Ciao SubSonico

Ciao SubSonico

Lys ha detto...

Ehh... il fascino dei cantanti... :)

I Sigur Ros non li conosco. Hai qualche titolo da consigliare?