venerdì 4 dicembre 2009

Anticorpi democratici - 3




Stavamo parlando di Berlusconi...

Paradossalmente, il massimo esponente di questo sistema sta facendo il peggior servizio possibile al sistema stesso a causa della sua sfrontatezza e pervicacia: tanta gente comincia a stufarsi dei suoi eccessi, non trova nel sistema politico alcuna figura che si opponga seriamente a questo modo di fare (tranne forse Di Pietro, ma anche su di lui sono stati sollevati molti dubbi, a torto o a ragione) e decide quindi di recidere lo storico cordone ombelicale col sistema dei partiti, basato su una delega in bianco ai propri leader, ricominciando a ragionare con la propria testa ed a prendere autonomamente le proprie decisioni: dove andarsi a cercare le informazioni, dove scambiare notizie ed opinioni con persone simili, come organizzare un'attività effettivamente contraria a questo finto democraticismo oligarchico.


- i primi anticorpi di vera democrazia

La rete in questo è stata fondamentale. Con la diffusione di internet sempre più persone hanno deciso di creare un proprio sito, dove mettere informazioni personali, elencare le proprie passioni, ma anche dove rendere disponibili agli altri le proprie competenze specifiche e dove trovare interlocutori altrettanto specializzati ed appassionati, che nella vita di tutti i giorni si faticano a trovare. Questo vale per il tempo libero, per gli hobbies, quanto per le informazioni, le notizie di tutti i generi.
Dopo un primo periodo di scarsa diffusione, in cui era popolata principalmente da nerd, la rete è diventata lentamente un luogo di pubblico dominio dove il singolo può diventare estremamente visibile anche con pochissimi mezzi. Dapprima i newsgroup ed in seguito i forum sono luoghi dove le opinioni si confrontano. Sui blog si espone il proprio pensiero. Il passaparola si eleva a sistema fino all'avvento dei social network.

In rete trovano ospitalità e successo personaggi che nel "mondo reale" vengono emarginati dal sistema di potere. Beppe Grillo col suo blog diventa un caso dirompente. Sulle sue pagine (ma anche sul proprio blog) trova visibilità Marco Travaglio. Molti altri giornalisti non allineati trovano nella rete il canale per comunicare con persone che desiderano disperatamente un altro modo di fare informazione. Chi riesce a trovare un blog interessante lo segnala ai suoi amici. Il tam-tam degli utenti non è mai stato così potente ed efficace. Internet rende estremamente facile la comunicazione ed amplifica gli effetti del pensiero indipendente.


- dal virtuale al reale, il cerchio si chiude

La combinazione di frustrazione verso i partiti politici e gli organi di informazione, la ricerca di qualcosa di alternativo in rete, finiscono per avere poi un ritorno nella vita "reale": Marco Travaglio trova gli interlocutori per fondare un nuovo quotidiano cartaceo, basandosi sulla consapevolezza di avere già su uno "zoccolo duro" di lettori che lo segue dal blog e che non vede l'ora di mettere le mani su di un giornale diverso dagli altri. Beppe Grillo lancia l'iniziativa delle liste civiche, sottolineando come la società civile debba mettersi in gioco in prima persona per liberarsi del sistema parassitario dei partiti politici. Grazie al suo appoggio ed alla risposta della rete si ottengono ottimi risultati alle elezioni amministrative ed europee. Ora sta lanciando un movimento per presentarsi alle prossime elezioni per le regioni.

Ultima in ordine di tempo, ma forse ancora più importante, la manifestazione del No Berlusconi Day. Stavolta non c'è una figura carismatica come Travaglio o Grillo che trascina la massa. Stavolta la massa si è mossa da sola, sbalordendo anche quei primi blogger che, all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, avevano pensato di lanciare un'iniziativa per richiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio. Aprire un gruppo su Facebook è una cosa che non costa niente, tant'è che se ne trovano tantissimi assolutamente futili, ma stavolta c'erano utenti interessati e motivati, tant'è che in poco tempo le adesioni su FB sono arrivate oltre quota 350mila.

Dalla rete alla strada il passo potrebbe essere più difficile del previsto: aderire online a qualcosa non costa niente, basta un clic, viceversa alzare il culo e andare a Roma a partecipare ad una manifestazione è già qualcosa di più concreto.
Certo, ancora non basta. Non può bastare: se il problema del nostro sistema pseudo-democratico è che la popolazione non usa abbastanza il cervello e non muove abbastanza il culo, non può bastare una manifestazione a cambiare le cose.
Però, intanto, si può prendere atto del fatto che non serve un partito per indire una manifestazione (con buona pace della signora Finocchiaro). Poi scopriremo quanta Italia si muove a fronte di quelle 350mila adesioni virtuali, e sarà una sfida interessante.
Poi, soprattutto, la rete di persone che si è organizzata per noleggiare pullman, montare palchi, gestire interventi, organizzare il servizio d'ordine e la comunicazione, dal 6 dicembre si troverà con molti più contatti rispetto a prima, con un precedente di autoorganizzazione e magari con il gusto e la voglia di continuare a farlo.


- dove andremo a finire?

Qualche giorno fa ho scritto sul mio profilo FB che "un nuovo barlume di speranza sta nascendo in me".
Forse sto caricando eccessivamente di significati questo evento. Però, con i miei trascorsi politici, la militanza giovanile in un partito dell'estrema sinistra, il sogno della rivoluzione democratica, la delusione e la frustrazione nel contatto quotidiano con la gente che non vuol sentire, non vuol vedere, non vuole pensare... dopo aver mollato tutto perché mi ero convinto che non ci fosse più speranza che la gente alzasse il capo ed accendesse il cervello, adesso comincio a vedere qualcosa muoversi.
Quando facevo il troskista il mio partito si batteva come un leone per cercare di raggiungere il tetto dei mille iscritti. Sono certo che oggi, fra quei 350mila che hanno cliccato "diventa fan" ce ne sono certamente più di mille che vorrebbero essere protagonisti di un cambiamento vero nella nostra società.
Qualcuno ha già cominciato a chiamarla "la rivoluzione viola", ricordando le rivoluzioni colorate di altri paesi.
Non so se sarà una rivoluzione, non so se riuscirà ad incidere a breve sul quadro politico italiano, anzi, penso proprio di no. Ma sono convinto che POTREBBE essere una rivoluzione nella testa di chi si è dato da fare per organizzare e diffondere l'iniziativa.
Io SPERO fortemente che dalle liste civiche di Beppe Grillo, dai lettori de Il Fatto Quotidiano, dal comitato promotore del No Berlusconi Day, cominci a fiorire una nuova consapevolezza democratica nella gente. Dei veri anticorpi democratici, per liberarci una volta per tutte del puzzo della monarchia, palese o occulta che sia.

Amen.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, io vent'anni fa ero repubblicano e sono contento di esserlo stato. Il mio punto di partenza era diverso dal tuo ma oggi siamo arrivati alle stesse conclusioni.
Abbattiamo ancora una volta la monarchia.
Domani non potrò esserci causa impegni familiari, ma spero proprio che sarete tanti.
Occhionelcielo