venerdì 4 dicembre 2009

Anticorpi democratici - 2



- L'epoca dei movimenti (il'68, gli anni '70)

Salto qualche passaggio per non tediare troppo e quindi mi scuso per l'eccessiva sintesi di questo punto.
Il concetto è che negli anni '60 e '70 ci sono dei forti movimenti popolari, studenteschi, di lavoratori, che rivendicano istanze popolari e fanno pensare ad un avanzamento delle condizioni democratiche del paese, mediante la presa di coscienza delle classi più umili e l'affermazione delle loro rivendicazioni.
E' stata una fase eccezionale della nostra storia, le cui conquiste in parte rimangono ancora oggi, ma è altresì oggettivo che il potere politico ed economico ha fatto quadrato ed ha usato i sistemi più violenti e barbari per soggiogare lo spirito dei manifestanti. Coadiuvato in questo, secondo me, anche dai partiti di sinistra e dai sindacati, impegnati a tempo pieno ad imbrigliare i movimenti e cavalcarli, per fare il salto di qualità e passare anche loro a gestire la cosa pubblica.
So che molti non condivideranno questa mia posizione. Ripeto che sto schematizzando più di quanto vorrei, ma non posso mettermi a scrivere un libro: siamo su un blog (e pure poco frequentato!).
Sta di fatto che la "pace" torna nel paese e che molti militanti si rimettono buoni, blanditi dai partiti, mazziati dal potere o anche solo soddisfatti di quanto comunque erano riusciti ad ottenere. Gli anni successivi saranno sufficientemente quieti e sereni da far tornare molte coscienze nel torpore.


- La falsa democrazia disvelata

E' il momento in cui comincia a delinearsi un nuovo fenomeno di rampantismo politico, di spartizione, di malaffare nel gestire la cosa pubblica che esploderà solo alcuni anni dopo, in seguito alle inchieste del pool di "Mani Pulite". Ma che cosa stava succedendo concretamente? Che gli imprenditori foraggiavano la politica per trarne utili economici (sai che novità!), che i politici facevano favori agli amici (sai che novità!), che nei circoli del potere si scopava e si pippava (originali!). Insomma, semplicemente che la nuova casta, dopo un po' di tempo in cui si era assestata e ben insediata al suo posto, aveva moltiplicato i propri interessi corporativi e perso un po' di pudore nel farsi i fatti propri.
Anche il re dava incarici a chi voleva lui, ricevendo doni e facendone. Non si chiamava corruzione perché era così che funzionava il sistema. I politici hanno semplicemente imparato a fare da regnanti e si sono accoccolati comodamente sul trono.
"Mani pulite" scoperchia il vaso di Pandora. Si solleva l'indignazione popolare di tutti quegli onesti cittadini che davano per scontato che anche i potenti fossero onesti (poveri illusi!). Qualche nuova compagine politica ne approfitta per lanciare strali, fare bella figura e collezionare voti (Forza Italia e la Lega Nord, nella fattispecie).
Nasce la "seconda repubblica" che, oggi possiamo ben dirlo, nasceva già più marcia della prima. Tant'è che "la sinistra" di un tempo oggi non esiste più (trasformatasi in un ibrido Frankenstein ex-democristiano), che corruzione e mafia hanno scalato le istituzioni e siamo arrivati al punto in cui si fanno le leggi per fare gli sconti ai mafiosi che fanno rientrare capitali sporchi dall'estero e per annullare i processi per corruzione di qualche preminente politico.
Il re non aveva bisogno di tutto questo: al massimo faceva imprigionare o giustiziare qualche oppositore. Invece in "democrazia" per poter governare il paese da corruttori è necessaria una legge costituzionale che lo sancisca, con tanto di benedizione dell'opposizione di "sinistra".


- Il ruolo di Berlusconi

I vecchi leader democristiani agivano con una certa classe e discrezione nel gestire nepotismi, clientele, favoritismi. Con l'avvento del socialismo craxiano la faccia di bronzo è cresciuta a dismisura, ma ancora la gente era convinta che fossero singoli casi di politici corrotti. Ultimamente, però, gli scandali coinvolgono indistintamente destra e sinistra, rendendo impossibile per il cittadino onesto scegliere serenamente una delle due compagini politiche.
Di Pietro si è dato alla politica evidenziando questa situazione col nome del proprio partito - l'Italia dei Valori - ed ergendosi a paladino della legalità nel cuore del covo del nemico. Gli scandali imperversano, toccando personaggi a prima vista assolutamente integerrimi (vedi caso Marrazzo). Il mondo del giornalismo non ci fa una figura migliore, dimostrando continuamente di essere asservito ad interessi superiori.
Tutto questo è coronato dalla figura emblematica del "Cav": imprenditore votatosi alla politica in tempi molto sospetti, in odore di collusione con la mafia, accusato di tutta una serie di reati con un unico denominatore: i soldi. Versati ai partiti, nascosti all'estero, usati per corrompere testimoni e giudici, forse provenienti dalla criminalità organizzata.
Nonostante tutte queste ombre, il Cav ottiene ottimi risultati alle elezioni, stringe alleanze importanti con partiti che fino al giorno prima sbandieravano l'onestà e la correttezza come valori fondamentali, riesce ripetutamente a prendere le redini del paese.
Eppure qualcosa non quadra. Il suo modo eccessivo di sentirsi protagonista, idolo, capopopolo, la convinzione di potersi permettere tutto perché "eletto dal popolo" (e qui si torna ai commenti fuorionda di Fini, citati all'inizio del post precedente) lo portano a strafare. Berlusconi ci sta svelando tutti i limiti della democrazia italiana proprio perché è perfettamente convinto di poter fare quello che gli pare. Laddove i politici stranieri cercano di occultare maniacalmente ogni più lieve sbavatura del loro onore, lui ribalta il sistema di valori e si vanta di ciò che dovrebbe nascondere. Porta a galla tutto il marcio di un sistema finto-democratico, dove gli amici degli amici contano sempre più degli altri e dove si fanno favori, si specula e si tromba come una volta, quando c'era il re.

Anzi, è lui il re!


Nella prossima (ed ultima?) puntata: la fuga su internet, pensiero indipendente, il ritorno alla vita reale.

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