giovedì 30 ottobre 2008

Rappresentanti rappresentativi


Che cosa serve perché una persona rappresenti un certo gruppo sociale? Bisogna che racchiuda in sé le caratteristiche di quel gruppo. Oppure che sia delegata a rappresentarlo.

Sto intenzionalmente confondendo due diversi significati del verbo rappresentare perché trovo divertente (o preoccupante, secondo i casi) l’idea che chi rappresenta un certo gruppo potrebbe non essere un rappresentante di quel gruppo stesso.

Quando i genitori degli studenti (e alle superiori anche gli studenti stessi) mandano al consiglio di classe un loro rappresentante, mandano uno di loro.
Quando nella MotoGP i piloti vanno a discutere di problemi di sicurezza mandano un proprio rappresentante che è a sua volta un pilota.
Sulle prime verrebbe da pensare che i rappresentanti scaturiscano dal gruppo.

Ma non sempre funziona così.
Per esempio se parliamo di sindacati. Un sindacalista, cioè uno che rappresenta i lavoratori, in molti casi è uno che non lavora (perché distaccato) e a volte non è nemmeno un dipendente della stessa ditta dei lavoratori che va a rappresentare. Più si sale di livello e più si aggrava questa differenza, con il risultato che spesso i lavoratori finiscono per lamentarsi del fatto che “non si sentono rappresentati”. (se ve lo state chiedendo: sì, ho visto Report domenica scorsa, ma son cose che si sanno da un sacco di tempo)

Vediamo allora cosa succede con la politica. Il politico viene eletto per il suo programma (o per i suoi appoggi o per la sua importanza all’interno del proprio partito o perché ha i voti di scambio ecc.) ma non certo perché incarna le caratteristiche del proprio elettorato.
No, aspettate un attimo. Forse è il caso di distinguere, perché a ben guardare mi pare che il distacco fra rappresentante e rappresentati sia un problema della sinistra, non della destra. Gli industriali hanno i loro rappresentanti che sono industriali, i conservatori hanno i loro rappresentanti che sono conservatori, i razzisti e campanilisti hanno i loro rappresentanti che sono razzisti e campanilisti.
E’ a sinistra che non si capisce più quale sia il legame fra la base elettorale ed i politici eletti.
Forse è per questo che la destra funziona e la sinistra no. A meno di non voler essere maliziosi e di pensare che questa sinistra funziona benissimo... per la destra!
Un po’ come quei sindacalisti che tengono a bada i lavoratori mentre prendono accordi con l’industria per consolidare i propri privilegi. Poi tornano dalla base e le spiegano che così “è meglio per tutti”. Ma tutti chi?

Sto facendo del qualunquismo. E’ terribile!

Allora torniamo a parlare di lessico.
Sul De Mauro ci sono un sacco di significati per il verbo “rappresentare”.
Quelli di cui ho parlato finora sono il “2a” (esprimere nei tratti peculiari, incarnare) ed il “5a” (operare, agire in rappresentanza di altri, spec. difendendone gli interessi).
Però non mi dispiace neanche il “4” (interpretare, impersonare ... mettere in scena) che contiene quel pizzico di finzione che fa scopa con il mio spirito polemico.

La mia insegnante di italiano in prima liceo si chiamava Bianchini, era giovane, belloccia, disinvolta. Si divertiva a scherzare su Dante e Beatrice a proposito del verso “Tanto gentile e tanto onesta pare”: il predicato “pare” può essere interpretato come “appare” ma anche come “sembra”. Guardate un po’ che effetto fa se dite: “Tanto gentile e tanto onesta sembra”.


Forse lo stesso che fa quando pensiamo ai rappresentanti che ci rappresentano...

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