martedì 30 settembre 2008

Non ho capito

Conoscete la serie di film “Amici miei”?
Avete presente la supercazzola?


La supercazzola è quando uno dice finte parole per metter su un discorso che sembra vero ma non lo è. La velocità e la scioltezza sono fondamentali. E’ utile anche l’inserimento qua e là di parole di senso compiuto che rafforzino l’impressione che chi parla stia dicendo qualcosa di sensato.
Il termine “supercazzola” è preso dai film, ma la pratica affonda le sue origini nella notte dei tempi, come risulta anche dalle acculturate (pure troppo) dissertazioni della Wikipedia.

Perché funziona la supercazzola?
A parte l’abilità del supercazzolaro, è fondamentale un altro ingrediente: un interlocutore che faccia finta di aver capito. C’è chi lo fa per un falso senso di buona educazione, come se cercare di capire quel che ci hanno detto fosse una specie di offesa. Chi lo fa perché non vuol manifestare la propria ignoranza, a cui attribuisce il fatto di non aver capito, ma che non vuole assolutamente ammettere. Chi lo fa per superficialità, perché ascolta solo se stesso e quindi ciò che dicono gli altri non lo sfiora nemmeno.

Provate a chiedervi per un attimo: “Come reagirei io alla supercazzola?” (dando ovviamente per scontato che non vi rendiate conto, sul momento, che si tratta di una supercazzola)
Rientrate in uno dei casi che ho descritto sopra?

In un solo caso, nel film (Atto II), la supercazzola non funziona: quando il perfido Mascetti si trova di fronte un monumentale quanto minaccioso aiuto-cuoco (affilante coltelli), che al suo farneticare sconnesso risponde prosaicamente “Non ho capito un cazzo!”.
Se uno ammette (serenamente, magari, senza “cazzi”) di non aver capito, la supercazzola non funziona più. Il supercazzolatore passa dalla parte del torto, perché è lui quello che non si fa capire.
Anche quando non c’è l’intento dichiarato di supercazzolare, capita spesso che qualcuno dica qualcosa che non capiamo. Magari perché si mangia le parole, o perché usa un linguaggio troppo forbito o specialistico, o perché sta cercando menare il can per l’aia senza sbilanciarsi su qualche questione delicata (come fanno ormai a tempo pieno i nostri politici).
Allora basta dire “non ho capito” e si rompe l’incantesimo. Il venditore di fumo si deve spiegare. Se continua a vendere fumo, diventa palese la sua malafede. Spesso, a questo punto, preferisce darsi alla fuga.
Se invece non c’è malafede, si arriva al lodevole scopo di capirsi meglio, che non fa mai male.

Persuadetevene: "Non ho capito" non è una parolaccia!
Anzi, fa bene alla salute.
Usiamolo più spesso!!!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

e' anke vero ke la supercazzola non funziona con lo scritto. se io pretendo si spiegarti sbrembolando qua e la' parole senza senso "l'ispettore tombale con fuochi fatui" perde potere. scripta manent, se non in formato elettronico. hai pensato anke mai alla caducita' del mezzo informatico?

Lys ha detto...

Certo che ci ho pensato. :-)

Mi hai dato spunti per almeno altri tre interventi sul blog. :-DDD