lunedì 9 giugno 2008

Traffico 02: pillole di psicologia e sciroppo d'acero.

Continuo a parlare del traffico in cui mi imbatto quotidianamente qui a Firenze, un po' perché ogni giorno genera in me nuove incazzature, un po' perché credo comunque che abbia caratteristiche comuni con molte altre situazioni: in fondo il traffico è innanzitutto uno stato mentale.

Facciamo un esempio pratico che possa chiarire il concetto: prendete una persona, mettetela al volante di un'automobile e fatele percorrere una strada cittadina, sufficientemente ampia e senza particolari ostacoli. Sembra una pacchia, vero? Allora aggiungiamo un pizzico di cattiveria: immaginiamo che quest'auto disponga magicamente di un dispositivo che ne limita la velocità a seconda del vigente limite regolamentare, che come ben sappiamo (perchè lo sappiamo, no?) in città è di 50 km/h.

Se questa persona è fiorentina (ma credo valga in generale per gli italiani) diventerà pazza!
Comincerà a schiumare dalla bocca, ad inveire, a fremere di impazienza. Si sentirà lesa nei suoi diritti civili ed anche nei suoi diritti umani più profondi. Maturerà sindromi psicosomatiche per le quali dovrà consultare costosi luminari e consumare ancor più costose medicine. E perché tutto ciò? Perché è convinta di sapere lei come si deve guidare, che chi ha messo lì quei limiti è un imbecille incompetente, che ormai con la tecnologia e l'esperienza di guida certe limitazioni sono obsolete e riduttive e così via... tutto quanto, però, solo perchè in realtà ha voglia (anzi, ha la pretesa!) di gestire della strada come se fosse sua e fare quello che le pare alla faccia degli altri.

Se questa persona, viceversa, fosse canadese, non si accorgerebbe di niente, perchè semplicemente è già abituata a guidare così!
Io in Canada ci sono stato una volta, un paio di anni fa, per circa un mese. Ho percorso qualche migliaio di chilometri fra statali, highway e città. Laggiù semplicemente la gente rispetta i limiti di velocità. Punto. Ed è un gran bel vivere!
Certo, corre voce che la polizia canadese, come anche quella statunitense, sia particolarmente severa con chi supera i limiti di velocità. Forse i canadesi rispettano i limiti per paura delle multe, ma io in realtà non credo che sia così. Io non posso sapere se i Canadesi sono un popolo afflitto cronicamente da malattie psicosomatiche legate alla frustrazione di non poter correre con l'automobile, ma credo di no. Quello che invece ho visto con i miei occhi è che in un mondo in cui tutti viaggiano con calma si vive meglio.
Un'altra volta, magari, vi racconto un po' di situazioni "ai confini della realtà" (per noi italiani!!!) che ho visto con i miei occhi sulle strade del Canada...

Allora, tornando al concetto iniziale, il fatto di guidare come una folla imbufalita ed inferocita non è nella legge naturale delle cose. Non è una realtà incrollabile ed immutabile. E' solo una disposizione d'animo e di spirito. Qui da noi salire in macchina è sinonimo di scendere in guerra, ma non deve essere necessariamente così.
Un po' è indotto dalla realtà che si deve affrontare: sapendo di dover scendere nella fossa dei leoni, è normale che lo spirito non sia sereno. Ma d'altra parte è un circolo vizioso: se tutti partono da casa tesi e nervosi, è impossibile non trovarsi poi nella bolgia che conosciamo.

Verrebbe voglia a questo punto di invocare, anche qui da noi, il proverbiale "pugno di ferro" della polizia stradale statunitense e canadese: se la gente non si vuole calmare con le buone, proviamo con le cattive!
Ma il problema è che in questa Italia piena di furbetti egoisti, comunque, non c'è nessuno che sia seriamente intenzionato a far rispettare i limiti di velocità. Questo perchè in realtà non c'è nessuno che non pensi che quei limiti sono stupidi! Politici, pubblici amministratori, tutori dell'ordine e semplici cittadini, tutti quanti, ognuno per conto suo, sono convinti di essere i più ganzi, di saper guidare meglio degli altri e di essere vittime di una situazione in cui, per colpa di troppi incompetenti a cui viene data la patente (cioè tutti gli altri!), bisogna comunque tenere in piedi delle regole che sarebbero altrimenti assolutamente immotivate.
Ma qui si sconfina in un tema più generale, di cui magari scriverò un'altra volta: "io (ganzo) e gli altri (fessi)"...


Morale della favola?
Certe volte avrei voglia di emigrare in Canada...

2 commenti:

Nayma ha detto...

Te stai solo cercando di trovare un modo per convincermi a non venire da quelle parti.
Confessa :D

Lys ha detto...

Non ti preoccupare: ti troveremo un buon posto di lavoro in periferia, così non dovrai avere niente a che fare col centro! ;)