Lo sfogatoio pubblico non funziona.
Il barbiere di re Mida si confida col buchino per terra perché non ce la fa più a tenersi tutto dentro, ed è la sua rovina. Ma al contrario non funziona: fare le proprie confessioni al canneto di Blogger sperando, in parte inconsciamente, che la voce giri, che qualcuno risponda, che ci si possa sentire meno soli è una cazzata.
Non funziona.
Vuoi essere meno solo? Frequenta qualcuno. (perla di saggezza!!!)
Sei così ottuso ed ingenuo da pensare che al mondo ci siano pochi eletti degni di stima e che quei pochi eletti stiano proprio ad aspettare le tue confessioni online per venirti a cercare, per diventare tuoi amici?
Alienato. Ecco cosa sei.
Le mie "perle di saggezza" non esistono. Ma se esistessero potrei benissimo tenermele per me. Tanto pubblicarle non serve a niente. A quel punto, meglio Facebook, dove a leggermi sono persone che già mi conoscono e l'interazione ha un po' più senso. Oppure una bella moleskina, dove sfogarmi in privato per rileggermi anni dopo e pensare "ma guarda un po' cosa avevo per la testa quel giorno, me ne ero scordato completamente... quasi non mi riconosco..." Non serve blogger per fare questo.
Viceversa, le pagine più gettonate di questo blog sono quelle relative ai siti fedifraghi che non funzionano (furbi che siete, ma davvero non ci arrivate da soli? e allora fatevi spennare che ve lo meritate!), alle parole strane, alla sciabola da sommelier... cazzate. D'altra parte sono cazzate che ho pubblicato io. Le pensavo come un contorno a commenti più pregnanti ed invece sono l'unica cosa che attira pubblico sul mio blog.
La gente cerca cazzate, altro che perle di saggezza!
Allora facciamo una bella cosa: lo sfogatoio chiude i battenti. Lasciamo perdere. Cerchiamo di farci una vita vera. Baci a tutti!
mercoledì 13 novembre 2013
venerdì 12 aprile 2013
Umanità infame (o infante?)
Siamo tutti quanti degli schifo di uomini.
Mi posso permettere di dirlo, perché il novantanove percento degli uomini mi fa schifo e perché io stesso ho dei grossi limiti e non posso certo dire di essere meglio degli altri.
Qual è il nostro scopo nella vita?
Vivere sereni?
Rendere piacevole la vita a noi, i nostri cari e coloro che ci stanno intorno?
Aiutarsi l'un l'altro ad affrontare le avversità?
Affrontare i problemi pacatamente, ragionevolmente, per trovare la soluzione migliore che faccia contenti tutti?
No.
E' vero piuttosto l'esatto contrario.
Noi ci complichiamo la vita.
Frustriamo e mortifichiamo noi stessi, i nostri cari e le persone che ci stanno intorno.
Non ci aiutiamo a vicenda, anzi, spesso gioiamo delle disgrazie altrui ed infieriamo su chi è più debole.
Affrontiamo i problemi in modo avventato, iroso, irrazionale, alla ricerca di una soluzione che faccia il maggior danno possibile agli altri, anche a costo di averne danni a nostra volta.
Abbiamo desideri smodati. Vogliamo essere meglio di tutti gli altri, avere più cose, comandare più persone, avere più potere e far fare agli altri quello che vogliamo noi.
Ma allo stesso tempo non ci diamo da fare per ottenere quello che vogliamo. Lo pretendiamo a scatola chiusa, senza nessuno sforzo, senza sacrificio, per diritto divino. E se ci impegnamo per raggiungere uno scopo, lo facciamo alla faccia altrui, calpestando tutto e tutti, preoccupandoci solo di quello che vogliamo ottenere.
Siamo degli schifo di animali.
Competitivi. Privi di empatia. Vigliacchi. Approfittatori. Presuntuosi. Arroganti.
Ognuno di noi crede di essere il più ganzo e tosto figlio di puttana dell'universo. Per convincercene guardiamo film che ci mostrano tostissimi figli di puttana in cui immedesimarci, peccato che non sapremmo fare un millesimo di quello che fanno loro (che poi non è così invidiabile, visto che in sostanza spaccano tutto e lasciano una scia di morti dietro di loro).
Vediamo gli altri come una rottura di coglioni. Come avversari. Come intralci, nel migliore dei casi.
E tutto questo perché siamo dannatamente presuntuosi.
Noi sappiamo tutto. Noi capiamo tutto. Noi abbiamo le idee chiare su come si dovrebbero fare le cose, dalla riparazione del tombino, alla gestione della nazionale di calcio, alla politica internazionale.
Peccato che invece non sappiamo un cazzo di nessuno di questi livelli di problemi, ma siccome siamo arroganti, affermiamo il nulla con convinzione, lo sosteniamo con calore e lo difendiamo con aggressività da chiunque cerchi di farci notare che stiamo dicendo cazzate, o forse che non stiamo proprio dicendo niente, anche se lo facciamo con foga.
Cerchiamo dei nemici simbolici e ci scagliamo contro di loro. A parole, ovviamente, e di nascosto, perché non avremmo mai il coraggio di dirgli in faccia quello che pensiamo.
Troviamo questo coraggio solo quando siamo in gregge: nella massa ci sentiamo protetti ed anonimi ed allora diamo il peggio di noi, trucidando il re e tutta la sua famiglia, senza renderci conto che per avere davvero un utile il re non va ucciso: va imprigionato ed interrogato a fondo, va sfruttato il patrimonio di conoscenza che ha, perché ne ha! Molta più di noi! E la famiglia del re, parimenti, va interrogata, spremuta e poi mandata a fare lavori umili che siano d'insegnamento per loro e d'esempio per gli altri.
Ma no. La bestia umana priva di raziocinio, trucida, distrugge, dà alle fiamme e poi si guarda intorno soddisfatta in mezzo alle macerie, tronfia di aver devastato l'ambiente in cui lei stessa dovrà vivere.
Irrazionalità. Presunzione. Ottusità.
Ci ha provato qualcuno a farcelo notare.
Anzi, ci hanno provato in molti, nel corso dei secoli.
Se erano nobili, gente istruita, hanno fatto la fine del re: trucidati e dati alle fiamme.
Se erano saggi umili, sono dovuti andare a nascondersi negli eremi, a trasmettere le loro idee a quei pochi seguaci che riuscivano a raccattare, che di solito non erano all'altezza dei maestri.
Gli unici che sono riusciti ad ottenere effetti più duraturi sono stati i religiosi, che in virtù di una "verità" piovuta dall'alto, da qualcuno che non era infilzabile coi forconi ma che, al contrario, poteva condannarci a pene eterne, se non fulminarci secchi direttamente sul posto, sono riusciti a far passare a miliardi di persone il concetto di umiltà, abnegazione, solidarietà.
Peccato che poi quegli stessi religiosi abbiano sfruttato il potere che derivava dalla loro influenza per fare la bella vita, riempirsi di lussi, commettere ogni sorta di peccati che proibivano agli altri. Oppure, in alternativa, diventare dei fanatici rancorosi che umiliavano e torturavano tutti quelli che non erano disposti a condividere le loro convinzioni.
(e comunque evitiamo di esaltare troppo il messaggio che i religiosi hanno trasmesso all'umanità: per quanto potesse avere un fondamento buono, il fatto di ricorrere allo spauracchio divino è un punto debole molto grave, che ha portato i fedeli a cercare tutte le scappatoie possibili per infrangere i comandamenti e fare comunque il cazzo che gli pare, consapevoli che in fondo in fondo l'inferno non esiste ed i fulmini cadono a casaccio)
E se cerchiamo qualche figura esemplare moderna che abbia parlato laicamente di solidarietà, di fratellanza, di cooperazione contro le difficoltà e l'oppressione, possiamo vedere che fine hanno fatto tutti quanti: morti ammazzati. Da qualche fanatico, da qualche potere politico o religioso che avversavano. O magari dalla folla dei loro seguaci, se per qualche motivo si sono ritrovati a cadere dal trono di autorevolezza che si erano costruiti.
Uccidere il re.
Uccidere la famiglia del re.
Dare alle fiamme la reggia.
Dare alle fiamme i granai del re, dove c'è il grano del popolo.
Uccidere i simpatizzanti del re.
Uccidere chiunque ci stia sul cazzo, con la scusa che è un simpatizzante del re.
Stuprare sua moglie e sua figlia e poi uccidere anche loro.
Rubare le sue cose e riportarle nel nostro covo, per poi difenderle da altri predoni ottusi come noi che ce le vogliono rubare a loro volta.
E poi invocare un nuovo re.
Acclamarlo.
Idolatrarlo.
Finché non verrà il momento di massacrare anche lui.
Ed in tutto questo sforzo sanguinoso, noi non siamo certo sereni e tranquilli: non c'è certezza se non del fatto che qualcun altro come noi cercherà di toglierci quel che abbiamo, che dovremo usare la forza, le armi, il sangue, per sopravvivere in tempo di guerra.
Questo siamo noi.
Incapaci di renderci conto che, se ci aiutassimo a vicenda, se condividessimo le risorse, se mettessimo a frutto le conoscenze, se sapessimo moderarci nei nostri desideri ed armonizzarli con quelli dei nostri vicini, saremmo tutti estremamente felici.
La felicità e la serenità sono nella collaborazione, nell'amicizia, nella solidarietà e nella moderazione.
Ma alzatevi dal letto, la mattina, fate colazione nel vostro rifugio e guardatevi intorno. Che cosa vedete?
Coltellate nella schiena sul posto di lavoro. Violenza domestica. Aggressività nel traffico. Opportunismo e prevaricazione alla riunione di condominio. Frustrazione nei rapporti coi familiari. Inganno nei negozi e nella pubblicità. Miti irraggiungibili irradiati dai media.
Che cazzo devo fare per vivere sereno? Farmi frate e ritirarmi in un eremo?
L'umanità è un neonato: ignorante, egoista, istintivo, ottuso. Ha le potenzialità per diventare ben altro: un adolescente impetuoso ed entusiasta, un adulto maturo e sensibile. Ma siamo ancora lontani anni luce da quel risultato.
Per ora, con tutti i progressi che abbiamo fatto da quando eravamo nelle caverne ad arraffare il primo pollo che passava di à per sbranarlo crudo, siamo ancora nella fase anale: vediamo solo i nostri bisogni materiali più grevi e li assurgiamo a scopo di vita. Non abbiamo consapevolezza di ciò che è realmente nel nostro interesse, facciamo i capricci per non dormire, vogliamo ingozzarci di dolciumi che ci faranno venire il mal di pancia e rifiutiamo le verdure che ci regolano l'intestino, vogliamo giocare fino allo sfinimento e ci rifiutiamo di tenere in ordine la cameretta. E se qualcuno cerca di guidarci, di insegnarci, facciamo i capricci, strepitiamo, ci buttiamo per terra urlando fino a diventare paonazzi.
Vogliamo essere al parco a giocare, ma non vogliamo vestirci per uscire.
Questo siamo noi.
Adulti che continuano a strillare per la poppa ed a farsi la cacca addosso.
Mi posso permettere di dirlo, perché il novantanove percento degli uomini mi fa schifo e perché io stesso ho dei grossi limiti e non posso certo dire di essere meglio degli altri.
Qual è il nostro scopo nella vita?
Vivere sereni?
Rendere piacevole la vita a noi, i nostri cari e coloro che ci stanno intorno?
Aiutarsi l'un l'altro ad affrontare le avversità?
Affrontare i problemi pacatamente, ragionevolmente, per trovare la soluzione migliore che faccia contenti tutti?
No.
E' vero piuttosto l'esatto contrario.
Noi ci complichiamo la vita.
Frustriamo e mortifichiamo noi stessi, i nostri cari e le persone che ci stanno intorno.
Non ci aiutiamo a vicenda, anzi, spesso gioiamo delle disgrazie altrui ed infieriamo su chi è più debole.
Affrontiamo i problemi in modo avventato, iroso, irrazionale, alla ricerca di una soluzione che faccia il maggior danno possibile agli altri, anche a costo di averne danni a nostra volta.
Abbiamo desideri smodati. Vogliamo essere meglio di tutti gli altri, avere più cose, comandare più persone, avere più potere e far fare agli altri quello che vogliamo noi.
Ma allo stesso tempo non ci diamo da fare per ottenere quello che vogliamo. Lo pretendiamo a scatola chiusa, senza nessuno sforzo, senza sacrificio, per diritto divino. E se ci impegnamo per raggiungere uno scopo, lo facciamo alla faccia altrui, calpestando tutto e tutti, preoccupandoci solo di quello che vogliamo ottenere.
Siamo degli schifo di animali.
Competitivi. Privi di empatia. Vigliacchi. Approfittatori. Presuntuosi. Arroganti.
Ognuno di noi crede di essere il più ganzo e tosto figlio di puttana dell'universo. Per convincercene guardiamo film che ci mostrano tostissimi figli di puttana in cui immedesimarci, peccato che non sapremmo fare un millesimo di quello che fanno loro (che poi non è così invidiabile, visto che in sostanza spaccano tutto e lasciano una scia di morti dietro di loro).
Vediamo gli altri come una rottura di coglioni. Come avversari. Come intralci, nel migliore dei casi.
E tutto questo perché siamo dannatamente presuntuosi.
Noi sappiamo tutto. Noi capiamo tutto. Noi abbiamo le idee chiare su come si dovrebbero fare le cose, dalla riparazione del tombino, alla gestione della nazionale di calcio, alla politica internazionale.
Peccato che invece non sappiamo un cazzo di nessuno di questi livelli di problemi, ma siccome siamo arroganti, affermiamo il nulla con convinzione, lo sosteniamo con calore e lo difendiamo con aggressività da chiunque cerchi di farci notare che stiamo dicendo cazzate, o forse che non stiamo proprio dicendo niente, anche se lo facciamo con foga.
Cerchiamo dei nemici simbolici e ci scagliamo contro di loro. A parole, ovviamente, e di nascosto, perché non avremmo mai il coraggio di dirgli in faccia quello che pensiamo.
Troviamo questo coraggio solo quando siamo in gregge: nella massa ci sentiamo protetti ed anonimi ed allora diamo il peggio di noi, trucidando il re e tutta la sua famiglia, senza renderci conto che per avere davvero un utile il re non va ucciso: va imprigionato ed interrogato a fondo, va sfruttato il patrimonio di conoscenza che ha, perché ne ha! Molta più di noi! E la famiglia del re, parimenti, va interrogata, spremuta e poi mandata a fare lavori umili che siano d'insegnamento per loro e d'esempio per gli altri.
Ma no. La bestia umana priva di raziocinio, trucida, distrugge, dà alle fiamme e poi si guarda intorno soddisfatta in mezzo alle macerie, tronfia di aver devastato l'ambiente in cui lei stessa dovrà vivere.
Irrazionalità. Presunzione. Ottusità.
Ci ha provato qualcuno a farcelo notare.
Anzi, ci hanno provato in molti, nel corso dei secoli.
Se erano nobili, gente istruita, hanno fatto la fine del re: trucidati e dati alle fiamme.
Se erano saggi umili, sono dovuti andare a nascondersi negli eremi, a trasmettere le loro idee a quei pochi seguaci che riuscivano a raccattare, che di solito non erano all'altezza dei maestri.
Gli unici che sono riusciti ad ottenere effetti più duraturi sono stati i religiosi, che in virtù di una "verità" piovuta dall'alto, da qualcuno che non era infilzabile coi forconi ma che, al contrario, poteva condannarci a pene eterne, se non fulminarci secchi direttamente sul posto, sono riusciti a far passare a miliardi di persone il concetto di umiltà, abnegazione, solidarietà.
Peccato che poi quegli stessi religiosi abbiano sfruttato il potere che derivava dalla loro influenza per fare la bella vita, riempirsi di lussi, commettere ogni sorta di peccati che proibivano agli altri. Oppure, in alternativa, diventare dei fanatici rancorosi che umiliavano e torturavano tutti quelli che non erano disposti a condividere le loro convinzioni.
(e comunque evitiamo di esaltare troppo il messaggio che i religiosi hanno trasmesso all'umanità: per quanto potesse avere un fondamento buono, il fatto di ricorrere allo spauracchio divino è un punto debole molto grave, che ha portato i fedeli a cercare tutte le scappatoie possibili per infrangere i comandamenti e fare comunque il cazzo che gli pare, consapevoli che in fondo in fondo l'inferno non esiste ed i fulmini cadono a casaccio)
E se cerchiamo qualche figura esemplare moderna che abbia parlato laicamente di solidarietà, di fratellanza, di cooperazione contro le difficoltà e l'oppressione, possiamo vedere che fine hanno fatto tutti quanti: morti ammazzati. Da qualche fanatico, da qualche potere politico o religioso che avversavano. O magari dalla folla dei loro seguaci, se per qualche motivo si sono ritrovati a cadere dal trono di autorevolezza che si erano costruiti.
Uccidere il re.
Uccidere la famiglia del re.
Dare alle fiamme la reggia.
Dare alle fiamme i granai del re, dove c'è il grano del popolo.
Uccidere i simpatizzanti del re.
Uccidere chiunque ci stia sul cazzo, con la scusa che è un simpatizzante del re.
Stuprare sua moglie e sua figlia e poi uccidere anche loro.
Rubare le sue cose e riportarle nel nostro covo, per poi difenderle da altri predoni ottusi come noi che ce le vogliono rubare a loro volta.
E poi invocare un nuovo re.
Acclamarlo.
Idolatrarlo.
Finché non verrà il momento di massacrare anche lui.
Ed in tutto questo sforzo sanguinoso, noi non siamo certo sereni e tranquilli: non c'è certezza se non del fatto che qualcun altro come noi cercherà di toglierci quel che abbiamo, che dovremo usare la forza, le armi, il sangue, per sopravvivere in tempo di guerra.
Questo siamo noi.
Incapaci di renderci conto che, se ci aiutassimo a vicenda, se condividessimo le risorse, se mettessimo a frutto le conoscenze, se sapessimo moderarci nei nostri desideri ed armonizzarli con quelli dei nostri vicini, saremmo tutti estremamente felici.
La felicità e la serenità sono nella collaborazione, nell'amicizia, nella solidarietà e nella moderazione.
Ma alzatevi dal letto, la mattina, fate colazione nel vostro rifugio e guardatevi intorno. Che cosa vedete?
Coltellate nella schiena sul posto di lavoro. Violenza domestica. Aggressività nel traffico. Opportunismo e prevaricazione alla riunione di condominio. Frustrazione nei rapporti coi familiari. Inganno nei negozi e nella pubblicità. Miti irraggiungibili irradiati dai media.
Che cazzo devo fare per vivere sereno? Farmi frate e ritirarmi in un eremo?
L'umanità è un neonato: ignorante, egoista, istintivo, ottuso. Ha le potenzialità per diventare ben altro: un adolescente impetuoso ed entusiasta, un adulto maturo e sensibile. Ma siamo ancora lontani anni luce da quel risultato.
Per ora, con tutti i progressi che abbiamo fatto da quando eravamo nelle caverne ad arraffare il primo pollo che passava di à per sbranarlo crudo, siamo ancora nella fase anale: vediamo solo i nostri bisogni materiali più grevi e li assurgiamo a scopo di vita. Non abbiamo consapevolezza di ciò che è realmente nel nostro interesse, facciamo i capricci per non dormire, vogliamo ingozzarci di dolciumi che ci faranno venire il mal di pancia e rifiutiamo le verdure che ci regolano l'intestino, vogliamo giocare fino allo sfinimento e ci rifiutiamo di tenere in ordine la cameretta. E se qualcuno cerca di guidarci, di insegnarci, facciamo i capricci, strepitiamo, ci buttiamo per terra urlando fino a diventare paonazzi.
Vogliamo essere al parco a giocare, ma non vogliamo vestirci per uscire.
Questo siamo noi.
Adulti che continuano a strillare per la poppa ed a farsi la cacca addosso.
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giovedì 31 gennaio 2013
Sfogo lungo e peso
Sì, ce l'ho proprio con voi.
Voi che volete un potere forte, che la faccia vedere a tutti questi maleducati, questi debosciati, questi estranei che vengono a turbare la quiete del vostro paesello del cazzo. Che hanno idee diverse dalle vostre, usanze diverse dalle vostre, colore degli occhi o dei capelli diverso dal vostro, che hanno un cognome strano, che leggono libri strani, che guardano film strani, che ascoltano musica che non avete mai sentito nominare prima.
Voi che siete stanchi, e ora basta, facciamola finita. Voi che avete voglia di inveire e sputare bile addosso a tutti quelli là. Voi che vorreste impugnare i forconi, dare una lezione, insorgere per sistemare le cose.
Voi che siete illuminati ed intelligenti, che siete disponibili ed aperti, che tutti possono dire quello che pensano, qualsiasi cosa sia, perché sennò non va bene, sennò diventiamo peggio di loro.
Voi che badate ai fatti ma non ce l'avete con le persone. Che uno può avere qualsiasi idea voglia e cercare di fare quello che gli pare, ma comunque è una persona ed io contro di lui non ho niente, e se mi vuole stringere la mano gliela stringo e comunque lo rispetto, anche se ha delle idee di merda e cerca continuamente di mettermela nel culo.
Ce l'ho con tutti voi che non capite o fate finta di non capire che il bullismo è un sistema di merda, che ci fa vivere tutti nella merda e che se vogliamo finalmente vivere una vita serena ci dobbiamo liberare definitivamente di tutti questi bulli del cazzo.
Perché è una questione di numeri, cari coglionazzi miei.
Basta UN bullo per fare il culo a cento pecore, una per volta. Mentre cento pecore che si aiutano e collaborano possono fare il culo al bullo.
Il problema è: vi sentite pecore o vi sentite bulli?
Se non vi sentite nessuna delle due, aspettate un secondo, che ce n'è anche per voi.
Ma restiamo sul dualismo dialettico: pecore o bulli?
Si fa presto a capire come sta la realtà: se non vi comportate già da bulli, allora siete pecore. Anche se vi rode il culo a sentirvelo dire.
Fermatevi un attimo a pensare a quel tempo lontano in cui andavate a scuola. Elementari, medie, superiori, non fa differenza.
Se prendiamo una classe media di, diciamo, venticinque ragazzi, troveremo più o meno:
- UN bullo, molto raramente più di uno
- cinque scagnozzi del bullo, che si comportano da bulli, ma solo perché c'è un bullo vero a coprirgli il culo, provate a prenderli per conto loro e vedrete che non hanno la stoffa del vero bullo
- cinque vittime sacrificali, quelli a cui il bullo ed i suoi sgherri rompono il cazzo mediamente tutti i giorni
- una massa di ignavi, che non è vittima regolare del bullo, riesce di solito a sfangarla senza troppi danni, pensa ai cazzi suoi e fa finta di niente... quelli che pensano di non essere bulli e non essere pecore... ma qualche volta, ogni tanto, con il bullo e la sua banda ci deve comunque fare i conti ed in quelle occasioni torna fuori la vera natura di pecora, scaltra se vogliamo, ma sempre pecora
Volete capire dove state voi? Lo sapete già, non c'è neanche bisogno di pensarci su, ma se proprio il neurone solitario non vi si smuove, allora c'è un metodo banale per capirlo: quando si fregava la merenda ad un compagno di classe voi eravate quello a cui veniva fregata o uno di quelli che se la mangiavano?
Avete mai banchettato con la merenda altrui, dandovi di gomito e scambiando risatine con i compagni di branco, pensando alla faccia che avrebbe fatto quel coglione all'ora della ricreazione quando si sarebbe accorto che la merenda non era più dove l'aveva lasciata?
Se la risposta è sì: andatevene affanculo, questo post non è per voi.
Ma la grande maggioranza di voi avrà risposto "no", perché è così, è statistica, i bulli e gli stronzi all'ombra dei bulli sono pochi. Non sono la maggioranza. Se fossero maggioranza starebbero perennemente in guerra, ed invece no: campano sereni alla faccia nostra perché sono pochi, hanno una vasta platea di vittime e nessuno che gli si pari davanti e li faccia smettere.
E qui arriviamo alla seconda parte del ragionamento.
Se siete pecore (e se siete arrivati fin qui, vuol dire che vi sentite pecore), come avete fatto, ai tempi della scuola, a risolvere i vostri problemi col bullo e la sua ghenga? Le soluzioni standard sono:
- svicolare e tirare a campare, ogni tanto vi è toccata ma nel complesso non era poi così male
- subire e patire, ed avrete avuto un'infanzia ed un'adolescenza sgradevoli e da dimenticare
- farvi difendere da qualcuno più forte, determinato, autorevole di voi
A nessuno di voi sarà capitato di metter su un gruppone di pecore, compatto e deciso, aspettare il bullo dentro ad un vicolo e corcarlo di mazzate. Anche questa è statistica. Se per caso siete un'eccezione, vi faccio i miei complimenti e congratulazioni, ma questo post vi servirà a poco perché sapete già quello che voglio dire.
Ebbene, eccoci arrivati finalmente al nocciolo della questione.
Siamo cresciuti. Non siamo più a scuola. Però certi meccanismi funzionano sempre, anche se in forma magari più attenuata, edulcorata, civilizzata. Sul posto di lavoro si ricreano equilibri analoghi, anche se i dispetti non sono più così sfacciati, diventano più scaltri, infidi, ma tutto sommato equi: è la parità che costringe al sotterfugio, quando non c'è parità si può ricorrere molto più semplicemente al sopruso e chi se lo può permettere se ne approfitta di sicuro.
Ma non è del posto di lavoro che voglio parlare. Voglio parlare di società nel suo insieme. Voglio parlare di regole democratiche. Voglio parlare di governo e politica e cultura.
Viviamo in Italia, un paese che nonostante tante incoerenze ha tuttora una costituzione democratica, che afferma i diritti di tutti e nega la prevaricazione di pochi. Sulla carta.
Nella vita reale ovviamente non è così: i bulli vogliono sempre fare i bulli, è nella loro natura. Non basta una legge scritta per cambiare la loro testa ed il loro istinto. Si creano così un sacco di sfumature, di zone d'ombra dove un barone, un signorotto locale, un padrone, un familiare dispotico riescono a ritagliarsi il loro piccolo feudo di terrore, dove spadroneggiare a loro piacere.
Ed è normale che sia così.
E' un conflitto insito in ogni sistema democratico: c'è sempre qualcuno che non vuole sottostare alle regole comuni e fare il cazzo che gli pare.
Ma facciamo un passo indietro.
Chiediamoci come mai in Italia c'è una costituzione democratica. La risposta è così semplice che la diamo tutti per scontata. Ce l'hanno insegnato a scuola insieme ad un altro milione di cose pallose, quindi per contaminazione anche questa è diventata una palla.
Mentre invece è una cosa importante.
Prima, in Italia, c'era il re!
Davvero! Giuro!
C'era un tizio che poteva ordinare alle sue guardie di arrestare ed ammazzare chi cazzo gli pareva. Aveva quel potere. certo, nel corso dei secoli si erano sviluppati metodi per mediare questo potere assoluto, vincoli, limiti, anche delle costituzioni, magari con tanto di parlamenti e divisione dei poteri. Ma il nucleo fondamentale era il fatto che qualcuno era il re e gli altri erano suoi sudditi: uno era il bullo, coi suoi scagnozzi, e tutti gli altri erano le pecore.
In pochi episodici sprazzi nella storia qualche gruppo di pecore si è reso conto che poteva coalizzarsi contro la prepotenza del bullo ed hanno imposto dei cambiamenti, come dicevo poco fa: introduzione di costituzioni, di strumenti alternativi di potere, di leggi che sancissero diritti inviolabili.
Poi, negli anni venti del ventesimo secolo, in Italia spuntò un signore che si era proposto come leader delle pecore e, piano piano, aveva tirato fuori il suo reale carattere da bullo. Erano tempi difficili, c'era tanta miseria, tanta ignoranza, un popolo di cafoni con una cultura media ridicola che si faceva facilmente raggirare dalle chiacchiere di un buon oratore (come peraltro era già successo ripetutamente nei secoli precedenti: non scordiamoci tutte le rivolte che sono state sedate con belle parole e vuote promesse). Quel signore, che si chiamava Benito Mussolini, organizzò un suo partito, fondò delle squadre di gente "determinata" (maledetti scagnozzi del bullo, capaci di fare angherie solo perché hanno il culo coperto da qualcuno più determinato e feroce di loro) e ad un certo punto, complici una serie di fattori di vario tipo, anche economici e politici, riuscì ad impadronirsi del potere in Italia, a metter su un suo governo che dominava col pugno di ferro (sennò li faceva ammazzare, che problema c'è?) ed a fare un sacco di cose utili e lodevoli per il paese, tipo ammazzare o torturare i dissidenti, inquinare la cultura, impegnarsi in guerre inutili e fallimentari, mettere in ginocchio l'economia ed anche bonificare l'agro pontino, opera pubblica in base alla quale sarà sempre ricordato come uno che ha fatto anche delle buone cose e statista di calibro internazionale.
Sotto Mussolini la gente non faceva una gran vita. Si erano ricreati i tre gruppi sociali delle classi delle scuole: gli scagnozzi del bullo che viaggiavano per il paese armati di manganello e olio di ricino a rubare le merende della popolazione, le vittime sacrificali che beccavano purghe e legnate e vivevano una vita di merda grazie a quei signori, ed infine una larga massa di gente che riusciva ad adattarsi, a svicolare, a non passarsela troppo male e che quindi, alla fine, non muoveva un dito per cambiare le cose.
Questi tre gruppi, però, con l'andare del tempo cambiarono di consistenza: gli sgherri crescevano di numero ed estendevano i loro soprusi a sempre più persone, le vittime crescevano quindi di numero mentre gli ignavi si trovavano sempre più costretti a scegliere da quale parte stare, se col manganello in mano o col manganello in culo. E fu così che precipitò la situazione, grazie a questa estremizzazione di ruoli e grazie anche al fatto che il buon Benito, con la sua impeccabile politica estera, stava facendo massacrare centinaia di migliaia di italiani su vari fronti di guerra, rischiando ovviamente di farsi pure invadere da forze straniere e poi, addirittura finendo dominato dal suo amico bullo Hitler, che però era più bullo di lui e se l'era messo sotto i tacchi con tutto il paese.
Un certo numero di italiani decise che s'era rotto il cazzo del fascismo, che non voleva più morire per Mussolini, e cominciò a fare la guerra al contrario, dentro casa sua, contro il dittatore.
Da quella guerra civile è nata la nostra costituzione. Con quell'imprinting.
Per questo è così democratica: perché è nata per reazione ad una dittatura.
Per una volta le pecore si erano unite per dare la caccia al bullo e gli avevano rifilato una bella schioppettata su per il culo. Amen.
E quindi, infine, torniamo a voi.
Voi che siete nati in democrazia, che l'avete studiata a scuola ad "Educazione civica" e vi siete rotti le palle con tutte quelle notizie astruse su camere, parlamentari, divisione dei poteri, presidenti dello Stato e del Consiglio che ancora vi viene l'orticaria quando li sentite nominare perché vi si smuove la reazione di quando avevate sei anni.
Voi che il bullismo l'avete sperimentato a scuola, al militare, sul posto di lavoro, ma mai su scala organizzata e sistematica a livello nazionale.
Voi che siete intolleranti verso un sacco di fastidi che vi danno i vostri vicini, ma che non siete bulli e non sapete dargli una lezione da soli. Voi che avete bisogno che i soprusi li faccia qualcun altro per conto vostro.
Voi che vivete tranquilli, che avete quel che vi serve, che non vi manca niente e che vi sapete accontentare. Voi che diventate indifferenti a quello che succede fuori dalla porta di casa vostra perché voi state bene e chi se ne frega se là fuori qualcuno prende una mazzata di troppo, subisce un'ingiustizia o un sopruso. Tanto non vi tocca, saranno cazzi suoi, magari se l'è pure meritata.
Voi che invece siete sensibili a tutto questo ed avete appreso la lezione democratica e l'avete eretta a santino, un santino metafisico, aprioristico, su cui non avete riflettuto gran ché, e sulla base di questo superdemocraticismo andate cantando la canzone che "tutti devono potersi esprimere, sempre e comunque", anche quando vanno tessendo le lodi del potere dei bulli e degli sgherri, perché "le idee devono essere libere, anche quando sono ingiuste". Voi che siete capaci di stringere la mano al bullo, perché "ce l'ho con le sue azioni, non con la sua persona, le azioni le combatto, la persona la rispetto".
Bene.
Tutti voi.
Tutti voi tenete una porta aperta per il bullo.
Alcuni di voi sperano nel bullo, lo desiderano, lo cercano, perché sognano un mondo comandato da un bullo che fa tutto quello che volete voi. Coglioni!
Il bullo fa quello che cazzo gli pare! Non quello che pare a voi.
E se per una volta può capitare che i suoi interessi ed i vostri coincidano, la volta dopo scoprirete con orrore che lui sì che è un bullo, e voi siete solo delle stupide pecore che pensavano di farsi difendere da un bullo. Mangerà le vostre merende e voi direte "ma non è giusto!". Stupidi coglioni, l'avete voluto voi!
Altri di voi prendono la cosa con sufficienza. Tanto il pericolo non c'è davvero.
Prego, si accomodi signor bullo, faccia come a casa sua. Finché parla da bullo ma non morde la trattiamo come una persona corretta qualsiasi.
Peccato che quando il bullo morde, ormai è troppo tardi. Ha già morso. Quella merenda non c'è più, perché se l'è mangiata. Quella legge non c'è più, perché l'ha abrogata. Quella persona non c'è più perché l'ha ammazzata.
Vogliamo pensarci dopo?
Vogliamo aspettare che il bullo faccia il bullo prima di isolarlo come bullo?
Anche se nel frattempo parla da bullo, organizza i circoli dei bulli, mette su il partito dei bulli, fa campagna elettorale da bullo... e magari, ogni tanto, qualche manganellata a qualcuno la fa dare davvero. E magari già da anni banchetta con le nostre merende perché una massa di pecore imbecilli di cui al caso precedente lo ha eletto in parlamento convinta di poterne trarre un utile?
Bene, cari i miei pecoroni stolti, questo è uno sfogo.
Mi sono rotto il cazzo di vivere in mezzo ad una massa di imbecilli come voi.
E' grazie alla vostra imbecillità che la mia vita continua ad essere frequentata da bulli, perché sottovalutate il problema o perché fate sogni bagnati in cui i bulli siete voi.
Maledette pecore del cazzo, guardatevi allo specchio. Siete pecore, non bulli!
Se volete vivere in pace i bulli li dovete sradicare, eliminare, vaporizzare.
Dovete essere intransigenti contro qualunque forma di bullismo. Dovete insegnare ai vostri figli che i bulli sono stronzi e che è la collaborazione che ci rende forti.
Dovete dire in faccia ad ogni aspirante bullo quello che realmente è: una fottuta merda! Con cui non volete dialogare, che non volete rispettare, che non accogliete con compostezza e deferenza perché incarna in sé il principio di una vita di tormenti per voi e quelli come voi.
Non c'è cordialità verso il nemico ed i bulli SONO il nemico.
Di destra? Di sinistra? Qualunquisti? Non fa differenza!
Non è un problema di ideologia politica ma di mentalità. I bulli prevaricano. Punto. A scuola, in casa, sul posto di lavoro, in politica, sul campo di calcio, ovunque.
Ci sono bulli comunisti, bulli fascisti, bulli democristiani, bulli socialisti, bulli grillini, bulli magistrati. I bulli sono trasversali.
Così come sono trasversali i finti bulli: quei cazzo di coglioni che inveiscono, sputano bile, minacciano, soprattutto su internet, dietro ad un monitor, convinti di poter dire qualsiasi cosa tanto non gli può succedere niente.
Cazzoni: siete pecore!
Se foste stati dei veri bulli, adesso sareste in giro a prevaricare qualcuno. Non seduti davanti al vostro computer ad imprecare contro questo o quello. Avete sbagliato bersaglio. Avete sbagliato tutto! Vi state comportando in modo opposto alla vostra natura e ve la state mettendo in culo da soli, stupidi!
E la state mettendo in culo pure a me.
Fine dello sfogo.
Andate tutti a mori' ammazzati!
Firmato: una pecora frustrata.
Voi che volete un potere forte, che la faccia vedere a tutti questi maleducati, questi debosciati, questi estranei che vengono a turbare la quiete del vostro paesello del cazzo. Che hanno idee diverse dalle vostre, usanze diverse dalle vostre, colore degli occhi o dei capelli diverso dal vostro, che hanno un cognome strano, che leggono libri strani, che guardano film strani, che ascoltano musica che non avete mai sentito nominare prima.
Voi che siete stanchi, e ora basta, facciamola finita. Voi che avete voglia di inveire e sputare bile addosso a tutti quelli là. Voi che vorreste impugnare i forconi, dare una lezione, insorgere per sistemare le cose.
Voi che siete illuminati ed intelligenti, che siete disponibili ed aperti, che tutti possono dire quello che pensano, qualsiasi cosa sia, perché sennò non va bene, sennò diventiamo peggio di loro.
Voi che badate ai fatti ma non ce l'avete con le persone. Che uno può avere qualsiasi idea voglia e cercare di fare quello che gli pare, ma comunque è una persona ed io contro di lui non ho niente, e se mi vuole stringere la mano gliela stringo e comunque lo rispetto, anche se ha delle idee di merda e cerca continuamente di mettermela nel culo.
Ce l'ho con tutti voi che non capite o fate finta di non capire che il bullismo è un sistema di merda, che ci fa vivere tutti nella merda e che se vogliamo finalmente vivere una vita serena ci dobbiamo liberare definitivamente di tutti questi bulli del cazzo.
Perché è una questione di numeri, cari coglionazzi miei.
Basta UN bullo per fare il culo a cento pecore, una per volta. Mentre cento pecore che si aiutano e collaborano possono fare il culo al bullo.
Il problema è: vi sentite pecore o vi sentite bulli?
Se non vi sentite nessuna delle due, aspettate un secondo, che ce n'è anche per voi.
Ma restiamo sul dualismo dialettico: pecore o bulli?
Si fa presto a capire come sta la realtà: se non vi comportate già da bulli, allora siete pecore. Anche se vi rode il culo a sentirvelo dire.
Fermatevi un attimo a pensare a quel tempo lontano in cui andavate a scuola. Elementari, medie, superiori, non fa differenza.
Se prendiamo una classe media di, diciamo, venticinque ragazzi, troveremo più o meno:
- UN bullo, molto raramente più di uno
- cinque scagnozzi del bullo, che si comportano da bulli, ma solo perché c'è un bullo vero a coprirgli il culo, provate a prenderli per conto loro e vedrete che non hanno la stoffa del vero bullo
- cinque vittime sacrificali, quelli a cui il bullo ed i suoi sgherri rompono il cazzo mediamente tutti i giorni
- una massa di ignavi, che non è vittima regolare del bullo, riesce di solito a sfangarla senza troppi danni, pensa ai cazzi suoi e fa finta di niente... quelli che pensano di non essere bulli e non essere pecore... ma qualche volta, ogni tanto, con il bullo e la sua banda ci deve comunque fare i conti ed in quelle occasioni torna fuori la vera natura di pecora, scaltra se vogliamo, ma sempre pecora
Volete capire dove state voi? Lo sapete già, non c'è neanche bisogno di pensarci su, ma se proprio il neurone solitario non vi si smuove, allora c'è un metodo banale per capirlo: quando si fregava la merenda ad un compagno di classe voi eravate quello a cui veniva fregata o uno di quelli che se la mangiavano?
Avete mai banchettato con la merenda altrui, dandovi di gomito e scambiando risatine con i compagni di branco, pensando alla faccia che avrebbe fatto quel coglione all'ora della ricreazione quando si sarebbe accorto che la merenda non era più dove l'aveva lasciata?
Se la risposta è sì: andatevene affanculo, questo post non è per voi.
Ma la grande maggioranza di voi avrà risposto "no", perché è così, è statistica, i bulli e gli stronzi all'ombra dei bulli sono pochi. Non sono la maggioranza. Se fossero maggioranza starebbero perennemente in guerra, ed invece no: campano sereni alla faccia nostra perché sono pochi, hanno una vasta platea di vittime e nessuno che gli si pari davanti e li faccia smettere.
E qui arriviamo alla seconda parte del ragionamento.
Se siete pecore (e se siete arrivati fin qui, vuol dire che vi sentite pecore), come avete fatto, ai tempi della scuola, a risolvere i vostri problemi col bullo e la sua ghenga? Le soluzioni standard sono:
- svicolare e tirare a campare, ogni tanto vi è toccata ma nel complesso non era poi così male
- subire e patire, ed avrete avuto un'infanzia ed un'adolescenza sgradevoli e da dimenticare
- farvi difendere da qualcuno più forte, determinato, autorevole di voi
A nessuno di voi sarà capitato di metter su un gruppone di pecore, compatto e deciso, aspettare il bullo dentro ad un vicolo e corcarlo di mazzate. Anche questa è statistica. Se per caso siete un'eccezione, vi faccio i miei complimenti e congratulazioni, ma questo post vi servirà a poco perché sapete già quello che voglio dire.
Ebbene, eccoci arrivati finalmente al nocciolo della questione.
Siamo cresciuti. Non siamo più a scuola. Però certi meccanismi funzionano sempre, anche se in forma magari più attenuata, edulcorata, civilizzata. Sul posto di lavoro si ricreano equilibri analoghi, anche se i dispetti non sono più così sfacciati, diventano più scaltri, infidi, ma tutto sommato equi: è la parità che costringe al sotterfugio, quando non c'è parità si può ricorrere molto più semplicemente al sopruso e chi se lo può permettere se ne approfitta di sicuro.
Ma non è del posto di lavoro che voglio parlare. Voglio parlare di società nel suo insieme. Voglio parlare di regole democratiche. Voglio parlare di governo e politica e cultura.
Viviamo in Italia, un paese che nonostante tante incoerenze ha tuttora una costituzione democratica, che afferma i diritti di tutti e nega la prevaricazione di pochi. Sulla carta.
Nella vita reale ovviamente non è così: i bulli vogliono sempre fare i bulli, è nella loro natura. Non basta una legge scritta per cambiare la loro testa ed il loro istinto. Si creano così un sacco di sfumature, di zone d'ombra dove un barone, un signorotto locale, un padrone, un familiare dispotico riescono a ritagliarsi il loro piccolo feudo di terrore, dove spadroneggiare a loro piacere.
Ed è normale che sia così.
E' un conflitto insito in ogni sistema democratico: c'è sempre qualcuno che non vuole sottostare alle regole comuni e fare il cazzo che gli pare.
Ma facciamo un passo indietro.
Chiediamoci come mai in Italia c'è una costituzione democratica. La risposta è così semplice che la diamo tutti per scontata. Ce l'hanno insegnato a scuola insieme ad un altro milione di cose pallose, quindi per contaminazione anche questa è diventata una palla.
Mentre invece è una cosa importante.
Prima, in Italia, c'era il re!
Davvero! Giuro!
C'era un tizio che poteva ordinare alle sue guardie di arrestare ed ammazzare chi cazzo gli pareva. Aveva quel potere. certo, nel corso dei secoli si erano sviluppati metodi per mediare questo potere assoluto, vincoli, limiti, anche delle costituzioni, magari con tanto di parlamenti e divisione dei poteri. Ma il nucleo fondamentale era il fatto che qualcuno era il re e gli altri erano suoi sudditi: uno era il bullo, coi suoi scagnozzi, e tutti gli altri erano le pecore.
In pochi episodici sprazzi nella storia qualche gruppo di pecore si è reso conto che poteva coalizzarsi contro la prepotenza del bullo ed hanno imposto dei cambiamenti, come dicevo poco fa: introduzione di costituzioni, di strumenti alternativi di potere, di leggi che sancissero diritti inviolabili.
Poi, negli anni venti del ventesimo secolo, in Italia spuntò un signore che si era proposto come leader delle pecore e, piano piano, aveva tirato fuori il suo reale carattere da bullo. Erano tempi difficili, c'era tanta miseria, tanta ignoranza, un popolo di cafoni con una cultura media ridicola che si faceva facilmente raggirare dalle chiacchiere di un buon oratore (come peraltro era già successo ripetutamente nei secoli precedenti: non scordiamoci tutte le rivolte che sono state sedate con belle parole e vuote promesse). Quel signore, che si chiamava Benito Mussolini, organizzò un suo partito, fondò delle squadre di gente "determinata" (maledetti scagnozzi del bullo, capaci di fare angherie solo perché hanno il culo coperto da qualcuno più determinato e feroce di loro) e ad un certo punto, complici una serie di fattori di vario tipo, anche economici e politici, riuscì ad impadronirsi del potere in Italia, a metter su un suo governo che dominava col pugno di ferro (sennò li faceva ammazzare, che problema c'è?) ed a fare un sacco di cose utili e lodevoli per il paese, tipo ammazzare o torturare i dissidenti, inquinare la cultura, impegnarsi in guerre inutili e fallimentari, mettere in ginocchio l'economia ed anche bonificare l'agro pontino, opera pubblica in base alla quale sarà sempre ricordato come uno che ha fatto anche delle buone cose e statista di calibro internazionale.
Sotto Mussolini la gente non faceva una gran vita. Si erano ricreati i tre gruppi sociali delle classi delle scuole: gli scagnozzi del bullo che viaggiavano per il paese armati di manganello e olio di ricino a rubare le merende della popolazione, le vittime sacrificali che beccavano purghe e legnate e vivevano una vita di merda grazie a quei signori, ed infine una larga massa di gente che riusciva ad adattarsi, a svicolare, a non passarsela troppo male e che quindi, alla fine, non muoveva un dito per cambiare le cose.
Questi tre gruppi, però, con l'andare del tempo cambiarono di consistenza: gli sgherri crescevano di numero ed estendevano i loro soprusi a sempre più persone, le vittime crescevano quindi di numero mentre gli ignavi si trovavano sempre più costretti a scegliere da quale parte stare, se col manganello in mano o col manganello in culo. E fu così che precipitò la situazione, grazie a questa estremizzazione di ruoli e grazie anche al fatto che il buon Benito, con la sua impeccabile politica estera, stava facendo massacrare centinaia di migliaia di italiani su vari fronti di guerra, rischiando ovviamente di farsi pure invadere da forze straniere e poi, addirittura finendo dominato dal suo amico bullo Hitler, che però era più bullo di lui e se l'era messo sotto i tacchi con tutto il paese.
Un certo numero di italiani decise che s'era rotto il cazzo del fascismo, che non voleva più morire per Mussolini, e cominciò a fare la guerra al contrario, dentro casa sua, contro il dittatore.
Da quella guerra civile è nata la nostra costituzione. Con quell'imprinting.
Per questo è così democratica: perché è nata per reazione ad una dittatura.
Per una volta le pecore si erano unite per dare la caccia al bullo e gli avevano rifilato una bella schioppettata su per il culo. Amen.
E quindi, infine, torniamo a voi.
Voi che siete nati in democrazia, che l'avete studiata a scuola ad "Educazione civica" e vi siete rotti le palle con tutte quelle notizie astruse su camere, parlamentari, divisione dei poteri, presidenti dello Stato e del Consiglio che ancora vi viene l'orticaria quando li sentite nominare perché vi si smuove la reazione di quando avevate sei anni.
Voi che il bullismo l'avete sperimentato a scuola, al militare, sul posto di lavoro, ma mai su scala organizzata e sistematica a livello nazionale.
Voi che siete intolleranti verso un sacco di fastidi che vi danno i vostri vicini, ma che non siete bulli e non sapete dargli una lezione da soli. Voi che avete bisogno che i soprusi li faccia qualcun altro per conto vostro.
Voi che vivete tranquilli, che avete quel che vi serve, che non vi manca niente e che vi sapete accontentare. Voi che diventate indifferenti a quello che succede fuori dalla porta di casa vostra perché voi state bene e chi se ne frega se là fuori qualcuno prende una mazzata di troppo, subisce un'ingiustizia o un sopruso. Tanto non vi tocca, saranno cazzi suoi, magari se l'è pure meritata.
Voi che invece siete sensibili a tutto questo ed avete appreso la lezione democratica e l'avete eretta a santino, un santino metafisico, aprioristico, su cui non avete riflettuto gran ché, e sulla base di questo superdemocraticismo andate cantando la canzone che "tutti devono potersi esprimere, sempre e comunque", anche quando vanno tessendo le lodi del potere dei bulli e degli sgherri, perché "le idee devono essere libere, anche quando sono ingiuste". Voi che siete capaci di stringere la mano al bullo, perché "ce l'ho con le sue azioni, non con la sua persona, le azioni le combatto, la persona la rispetto".
Bene.
Tutti voi.
Tutti voi tenete una porta aperta per il bullo.
Alcuni di voi sperano nel bullo, lo desiderano, lo cercano, perché sognano un mondo comandato da un bullo che fa tutto quello che volete voi. Coglioni!
Il bullo fa quello che cazzo gli pare! Non quello che pare a voi.
E se per una volta può capitare che i suoi interessi ed i vostri coincidano, la volta dopo scoprirete con orrore che lui sì che è un bullo, e voi siete solo delle stupide pecore che pensavano di farsi difendere da un bullo. Mangerà le vostre merende e voi direte "ma non è giusto!". Stupidi coglioni, l'avete voluto voi!
Altri di voi prendono la cosa con sufficienza. Tanto il pericolo non c'è davvero.
Prego, si accomodi signor bullo, faccia come a casa sua. Finché parla da bullo ma non morde la trattiamo come una persona corretta qualsiasi.
Peccato che quando il bullo morde, ormai è troppo tardi. Ha già morso. Quella merenda non c'è più, perché se l'è mangiata. Quella legge non c'è più, perché l'ha abrogata. Quella persona non c'è più perché l'ha ammazzata.
Vogliamo pensarci dopo?
Vogliamo aspettare che il bullo faccia il bullo prima di isolarlo come bullo?
Anche se nel frattempo parla da bullo, organizza i circoli dei bulli, mette su il partito dei bulli, fa campagna elettorale da bullo... e magari, ogni tanto, qualche manganellata a qualcuno la fa dare davvero. E magari già da anni banchetta con le nostre merende perché una massa di pecore imbecilli di cui al caso precedente lo ha eletto in parlamento convinta di poterne trarre un utile?
Bene, cari i miei pecoroni stolti, questo è uno sfogo.
Mi sono rotto il cazzo di vivere in mezzo ad una massa di imbecilli come voi.
E' grazie alla vostra imbecillità che la mia vita continua ad essere frequentata da bulli, perché sottovalutate il problema o perché fate sogni bagnati in cui i bulli siete voi.
Maledette pecore del cazzo, guardatevi allo specchio. Siete pecore, non bulli!
Se volete vivere in pace i bulli li dovete sradicare, eliminare, vaporizzare.
Dovete essere intransigenti contro qualunque forma di bullismo. Dovete insegnare ai vostri figli che i bulli sono stronzi e che è la collaborazione che ci rende forti.
Dovete dire in faccia ad ogni aspirante bullo quello che realmente è: una fottuta merda! Con cui non volete dialogare, che non volete rispettare, che non accogliete con compostezza e deferenza perché incarna in sé il principio di una vita di tormenti per voi e quelli come voi.
Non c'è cordialità verso il nemico ed i bulli SONO il nemico.
Di destra? Di sinistra? Qualunquisti? Non fa differenza!
Non è un problema di ideologia politica ma di mentalità. I bulli prevaricano. Punto. A scuola, in casa, sul posto di lavoro, in politica, sul campo di calcio, ovunque.
Ci sono bulli comunisti, bulli fascisti, bulli democristiani, bulli socialisti, bulli grillini, bulli magistrati. I bulli sono trasversali.
Così come sono trasversali i finti bulli: quei cazzo di coglioni che inveiscono, sputano bile, minacciano, soprattutto su internet, dietro ad un monitor, convinti di poter dire qualsiasi cosa tanto non gli può succedere niente.
Cazzoni: siete pecore!
Se foste stati dei veri bulli, adesso sareste in giro a prevaricare qualcuno. Non seduti davanti al vostro computer ad imprecare contro questo o quello. Avete sbagliato bersaglio. Avete sbagliato tutto! Vi state comportando in modo opposto alla vostra natura e ve la state mettendo in culo da soli, stupidi!
E la state mettendo in culo pure a me.
Fine dello sfogo.
Andate tutti a mori' ammazzati!
Firmato: una pecora frustrata.
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martedì 27 novembre 2012
A gonfie vele
Tanto per capire quanto sono scemo...
Io sono uno che tende ad adattarsi. Non domino la mia vita, non anticipo le situazioni, non costruisco imperi, mi limito a vedere quel che mi succede ed a reagire di conseguenza. Ma questa è una strategia tutt'altro che vincente!
L'esempio banale: io ho la gola delicata, basta uno spiffero, una frescata, e già mi sento quel pizzicorino che, se non accudito immediatamente, diventerà gola infiammata, laringite, faringite o quant'altro. Soffro però frequentemente anche di naso chiuso, in forma relativamente lieve. E cosa faccio quando mi si chiude il naso? Se dal naso non passa sufficiente aria, uso anche la bocca per compensare. Siccome tutto ciò si verifica gradatamente, non me ne accorgo nemmeno. Passo mezza giornata a respirare anche con la bocca e mi viene il mal di gola.
Ho più di quarant'anni, ho razionalizzato la cosa, eppure ancora ci casco. Perché? Perché mi adatto, non gioco di anticipo ma di rimessa... e ne pago le conseguenze.
Provate ad immaginare questo tipo di atteggiamento messo in pratica quotidianamente con il condominio, il lavoro, il tempo libero, la figlia, la famiglia...
Dovrei scrivermi grosso sulla parete di fronte al letto "NON FUNZIONA!"
Magari in capo a qualche mese riesco a convincermene.
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lunedì 19 novembre 2012
Asus EEE Pad Slate B121
Alcuni mesi fa ho acquistato per corrispondenza un Tablet PC.
Per "Tablet PC" si intende un tablet che, a dispetto della mancanza di tastiera e delle ridotte dimensioni, è un PC a tutti gli effetti: fondamentalmente si tratta di avere un processore potente per far girare tutte le normali applicazioni ed un sistema operativo Windows completo. Maggiori informazioni sui Tablet PC sono disponibili sull'ottiuo blog "Il Tablet PC Italico" che per me è stato un ausilio fondamentale per la scelta.
Perché ho acquistato un Tablet PC?
Avevo due obiettivi: da una parte comprarmi un PC personale, che da alcuni anni non possedevo (il fisso era defunto, compensavo col portatile della moglie ed all'occorrenza con quello dell'ufficio), dall'altra procurarmi uno strumento con cui realizzare disegni e dipinti digitali, un nuovo hobby che volevo intraprendere.
Per il primo obiettivo mi serviva un PC capace di navigare, usare Office, usare programmi di Cad e GIS per uso personale.
Per il secondo obiettivo mi serviva un PC capace di far girare programmi simili a Photoshop o Corel Painter, dotato di penna per disegnare direttamente sullo schermo.
Analizzando i prodotti disponibili sul mercato mi sono orientato su di un Asus EEE Pad Slate B121.
Processore Core i5, schermo da 12', penna Wacom, sistema operativo Windows 7.
Maggiori dettagli sul sito del costruttore.
Adesso, qualche mese dopo, mi trovo a fare i primi consuntivi ed ho deciso di pubblicarli online a futura memoria e come recensione per chi fosse interessato.
L'Asus B121 è diretto discendente dell'EP121 dal quale si differenzia per dettagli che non hanno niente a che vedere con l'uso che ho descritto sopra (si tratta di un fantomatico "modulo TPM" che non ho neanche capito esattamente a cosa serva: my fault). Tutti i commenti che ho espresso nel seguito sono applicabili anche all' EP121.
Tenuto conto del prezzo (io l'ho pagato 900€, ma il prezzo ha fluttuato dai 1200€ iniziali a meno di 600€ e continua a fluttuare) è il meglio che potevo trovare con quelle caratteristiche.
Diretto concorrente: il Samsung Serie 7 Slate PC, che ha un pollice in meno di schermo e costa qualche centinaio di euro in più.
Maggiori dettagli sul sito del costruttore.
Dal punto di vista delle caratteristiche tecniche l'Asus B121 e lo Slate Serie 7 sono simili, a parte appunto la dimensione dello schermo ed il prezzo. Ho scelto il primo proprio per questi due motivi (fra l'altro, come spiego nel seguito, un pollice in più di schermo ha la sua importanza).
Cominciamo col dire che il primo tipo di utilizzo non l'ho ancora verificato approfonditamente ma mi pare pienamente realizzato: il computer è veloce, si avvia quasi istantaneamente, ha un sistema operativo completo su cui posso installare tutti i programmi che voglio, ha una pratica tastiera bluetooth per quando si vuole scrivere più a lungo (ovviamente seduti alla scrivania), ha due porte USB utili per collegare un mouse non wireless (che preferisco rispetto a quelli bluetooth) ed eventuali dispositivi esterni.
Manca la presa ethernet, che in qualche caso potrebbe essere utile.
Manca la possibilità di collegarsi direttamente ad internet via GSM o superiori.
Manca ovviamente il lettore CD/DVD, che eventualmente va comprato esterno USB.
La navigazione internet sul display 12' può essere talvolta difficoltosa se si usano solo le dita: i caratteri spesso sono un po' piccoli (i siti non si rendono conto che abbiamo un 12' e non un monitor da scrivania) ed i link a volte sono difficili da cliccare, colpa anche di un tocco capacitivo che vicino ai bordi diventa meno preciso. E' un po' difficile, per esempio, aprire nuove schede, chiudere le schede, usare la ricerca (io uso Firefox e tutti questi comandi sono vicini al bordo superiore o inferiore). Se invece si usa la penna questi problemi si risolvono quasi perfettamente: persistono, per esempio, quando si visualizza con Youtube un filmato a tutto schermo e si vuole spostare il cursore di avanzamento che viene visualizzato all'estremità inferiore dello schermo. Il puntatore non segue perfettamente la penna, ma è un difetto lieve a cui ci si abitua presto.
Altra cosa un po' fastidiosa è la mancanza di pulsanti sulla penna. Siccome la penna è ospitata in un alloggiamento apposito del tablet, sarebbe stato difficile fare altrimenti, però resta il fatto che non si dispone di un metodo pratico per fare il "clic destro". Tenendo premuta a lungo la penna si ottiene l'apertura del menu contestuale, ma è una cosa poco pratica e, fra l'altro, interferisce con quei casi in cui uno vorrebbe, appunto, ottenere solo un clic prolungato (per esempio per fare uno scroll veloce di molte pagine in un documento PDF).
Volendo, è possibile comprare una penna alternativa Wacom, compatibile con il pannello presente sul B121 e munita di tasto laterale. Il prezzo si aggira sui 60€. Ci sto pensando su, ma ancora non l'ho fatto. Questa cosa fra l'altro tornerebbe utile anche per il disegno, come spiegherò fra breve.
Veniamo dunque al secondo tipo di utilizzo, che dovrebbe essere il punto di maggior interesse per chi a fine 2012 cerca informazioni su questa tavoletta (ormai, con l'uscita di Windows 8, un utente genericamente interessato ad un tablet non ha motivo per voler comprare questo modello che sta rapidamente invecchiando rispetto alle nuove uscite, ma resta ancora appetibile per grafici ed artisti perché i nuovi modelli non hanno mai una penna di qualità, ammesso che ne abbiano una).
Cominciamo quindi proprio con la penna. Ha 256 livelli di pressione, che non sono certo il massimo, ma funziona. Il difetto principale è proprio l'assenza del pulsante laterale, che torna utile in molte situazioni. Mi concedo ancora qualche mese di utilizzo per capire se quel pulsante possa valere i 60€ della penna sostitutiva. Un altro vantaggio che deriverebbe dalla sostituzione della penna è l'impugnatura ergonomica ed antiscivolo. Quella in dotazione, infatti, è perfettamente cilindica ed interamente di plastica liscia. Va benissimo per gli usi standard, ma se uno vuole disegnare a lungo farebbe piacere un'impugnatura più pratica.
Un difetto notevole a mio avviso sono i driver della penna. Innanzitutto quelli forniti di fabbrica non supportano la sensibilità alla pressione e quindi vanno immediatamente sostituiti con driver aggiornati, che però la Asus ha pensato bene di "nascondere" fra quelli per l'EP121. E' un problema che è stato a lungo dibattuto su numerosi forum, ma che per fortuna si risolve facilmente: basta andare sul sito del costruttore e scaricarsi i nuovi driver dalla pagina dell'EP121 (si chiamano "Wacon ISD_DualTouch").
A questo punto, però, ci ritroviamo con dei driver che non sono minimamente configurabili. Ho a disposizione su un altro PC una tavoletta Wacom Intuos3 con i cui driver posso creare profili personalizzati per le diverse applicazioni. Qui non c'è niente del genere.
Infine alcuni applicativi freeware (GIMP, Artweaver) non riconoscono la "gomma" ossia il tastone posto sul retro della penna. Non so se programmi commerciali (Photoshop, Artrage, Painter) abbiano lo stesso problema perché al momento non ne ho provato nessuno.
Veniamo al software. Il B121 ha un processore Core i5, quindi può reggere Photoshop. Non so quanto fluidamente perché non l'ho provato, ma non dovrebbe avere problemi.
Io uso GIMP, perché le mie velleità artistiche non giustificano assolutamente la spesa di quasi mille euro di programma e non ho intenzione di installarne una copia pirata.
Con Gimp ho qualche problema di stabilità, probabilmente legato al fatto che è un open-source e quindi qualche bug in più c'è senz'altro.
Mi piacerebbe provare Artrage, che ha un costo contenuto, ma ancora non l'ho fatto. Anche per questa spesa mi riservo qualche mese di pratica prima di prendere una decisione. Ho usato invece un programmino free che si chiama Artweaver che per un uso serio è molto limitato, ma consente di ottenere degli effetti simpatici tipo pastelli a cera, gessetti e cose simili. E comunque è free e leggero, per cui installarlo non costa niente.
All'atto pratico, con questi programmi, si nota qualche rallentamento quando si lavora su immagini grandi e si usano di conseguenza grandi pennelli, soprattutto se sfumati come, per esempio, l'aerografo. In pratica il puntatore sullo schermo non segue immediatamente la penna e si muove con un certo ritardo, che può anche diventare fastidioso nei casi peggiori. A quel punto diventa un problema di scelte e di pratica per contenere il problema. Per quanto mi riguarda, sono ben lontano dall'esserne afflitto. Spero che in futuro, aumentando le mie ambizioni artistiche e, di conseguenza, la dimensione delle immagini ed il numero dei livelli, la questione rimanga sotto controllo.
Una cosa di cui mi sono reso conto solo dopo l'acquisto, ma che avrei dovuto prevedere, è che per usare seriamente Photoshop o programmi analoghi, la penna non basta ma serve anche la tastiera. Grazie ad un abbondante uso di scorciatoie, infatti, si riesce ad ottimizzare la gestualità concentrandosi sul disegno e non sugli strumenti. La scelta del pennello, l'attivazione della gomma, le regolazioni fini, la creazione e fusione di layer, sono tutte operazioni che conviene fare da tastiera. Il B121 ha di serie una pratica tastiera bluetooth, ma ha poco senso comprarsi un tablet per poi mettersi a tavolino con la tastiera accanto. Insomma, c'è da capire l'uso concreto che si vuole realizzare. Certamente per un appassionato di disegno il fatto di intervenire con la penna direttamente sullo schermo è appassionante e, parlando di prodotti commerciali, è quasi come avere una Wacom Cintiq di piccolo formato. Solo che la Cintiq 12' costa un migliaio di euro da sola, ed ha bisogno di un buon PC a cui collegarla.
L'hard disk è a stato solido. Molto più veloce rispetto a quelli tradizionali (l'accensione del PC è quasi istantanea) ma piuttosto limitato di dimensioni: sono 64 GB di cui però circa una ventina sono già occupati dal sistema e dai software preinstallati. Quindi bisogna gestire sia la dimensione dei file di lavoro (fra pixel e livelli si fa presto a debordare) sia la loro archiviazione (con hard disk esterno o cose simili). Ovviamente parlo sempre di un uso professionale. Io per ora ho ancora mezzo HD libero.
Infine, ma non per importanza, la dimensione dello schermo: 12' sono pochi per l'ambiente di lavoro di GIMP (analogo a Photoshop). Io ho dovuto cercare una configurazione ottimale e "bloccarla" in un'unica finestra. Se usassi la tastiera (e quindi nascondessi alcune barre degli strumenti) forse potrei andare a schermo intero, ma guadagnerei giusto un centimetro o due. E non so se riuscirei a gestire i layer. Insomma, si sta stretti.
Ci sono altri programmi come ArtRage che usano interfacce più orientate al tablet. Non a caso i primi EP121 che ho visto in rete erano stati usati proprio per promuovere questo programma alle convention. Per ora però non posso dare informazioni sull'uso pratico perché ancora non me lo sono procurato.
A proposito del peso: io tengo il tablet sempre nella sua custodia ed il peso complessivo è di circa un chilo e mezzo. Non è poco. Sicuramente non si può tenere con una mano. Lo si deve per forza appoggiare da qualche parte, sulle gambe, su un tavolino... non si può pensare di usarlo come se si tenesse in mano un blocco per schizzi.
Alla fine, la morale della favola secondo me è questa: il B121 è adatto come computer unico per chi vuole abbinare un uso generico (web, scrittura, mail, ecc.) in mobilità ad una attività artistica moderata.
Se invece si desidera uno stumento principalmente per disegnare e si pensa di usarlo intensamente, allora è necessario valutare bene tutti i limiti che ho elencato perché ci si dovrà fare a botte quotidianamente.
Per "Tablet PC" si intende un tablet che, a dispetto della mancanza di tastiera e delle ridotte dimensioni, è un PC a tutti gli effetti: fondamentalmente si tratta di avere un processore potente per far girare tutte le normali applicazioni ed un sistema operativo Windows completo. Maggiori informazioni sui Tablet PC sono disponibili sull'ottiuo blog "Il Tablet PC Italico" che per me è stato un ausilio fondamentale per la scelta.
Perché ho acquistato un Tablet PC?
Avevo due obiettivi: da una parte comprarmi un PC personale, che da alcuni anni non possedevo (il fisso era defunto, compensavo col portatile della moglie ed all'occorrenza con quello dell'ufficio), dall'altra procurarmi uno strumento con cui realizzare disegni e dipinti digitali, un nuovo hobby che volevo intraprendere.
Per il primo obiettivo mi serviva un PC capace di navigare, usare Office, usare programmi di Cad e GIS per uso personale.
Per il secondo obiettivo mi serviva un PC capace di far girare programmi simili a Photoshop o Corel Painter, dotato di penna per disegnare direttamente sullo schermo.
Analizzando i prodotti disponibili sul mercato mi sono orientato su di un Asus EEE Pad Slate B121.
Processore Core i5, schermo da 12', penna Wacom, sistema operativo Windows 7.
Maggiori dettagli sul sito del costruttore.
Adesso, qualche mese dopo, mi trovo a fare i primi consuntivi ed ho deciso di pubblicarli online a futura memoria e come recensione per chi fosse interessato.
L'Asus B121 è diretto discendente dell'EP121 dal quale si differenzia per dettagli che non hanno niente a che vedere con l'uso che ho descritto sopra (si tratta di un fantomatico "modulo TPM" che non ho neanche capito esattamente a cosa serva: my fault). Tutti i commenti che ho espresso nel seguito sono applicabili anche all' EP121.
Tenuto conto del prezzo (io l'ho pagato 900€, ma il prezzo ha fluttuato dai 1200€ iniziali a meno di 600€ e continua a fluttuare) è il meglio che potevo trovare con quelle caratteristiche.
Diretto concorrente: il Samsung Serie 7 Slate PC, che ha un pollice in meno di schermo e costa qualche centinaio di euro in più.
Maggiori dettagli sul sito del costruttore.
Dal punto di vista delle caratteristiche tecniche l'Asus B121 e lo Slate Serie 7 sono simili, a parte appunto la dimensione dello schermo ed il prezzo. Ho scelto il primo proprio per questi due motivi (fra l'altro, come spiego nel seguito, un pollice in più di schermo ha la sua importanza).
Cominciamo col dire che il primo tipo di utilizzo non l'ho ancora verificato approfonditamente ma mi pare pienamente realizzato: il computer è veloce, si avvia quasi istantaneamente, ha un sistema operativo completo su cui posso installare tutti i programmi che voglio, ha una pratica tastiera bluetooth per quando si vuole scrivere più a lungo (ovviamente seduti alla scrivania), ha due porte USB utili per collegare un mouse non wireless (che preferisco rispetto a quelli bluetooth) ed eventuali dispositivi esterni.
Manca la presa ethernet, che in qualche caso potrebbe essere utile.
Manca la possibilità di collegarsi direttamente ad internet via GSM o superiori.
Manca ovviamente il lettore CD/DVD, che eventualmente va comprato esterno USB.
La navigazione internet sul display 12' può essere talvolta difficoltosa se si usano solo le dita: i caratteri spesso sono un po' piccoli (i siti non si rendono conto che abbiamo un 12' e non un monitor da scrivania) ed i link a volte sono difficili da cliccare, colpa anche di un tocco capacitivo che vicino ai bordi diventa meno preciso. E' un po' difficile, per esempio, aprire nuove schede, chiudere le schede, usare la ricerca (io uso Firefox e tutti questi comandi sono vicini al bordo superiore o inferiore). Se invece si usa la penna questi problemi si risolvono quasi perfettamente: persistono, per esempio, quando si visualizza con Youtube un filmato a tutto schermo e si vuole spostare il cursore di avanzamento che viene visualizzato all'estremità inferiore dello schermo. Il puntatore non segue perfettamente la penna, ma è un difetto lieve a cui ci si abitua presto.
Altra cosa un po' fastidiosa è la mancanza di pulsanti sulla penna. Siccome la penna è ospitata in un alloggiamento apposito del tablet, sarebbe stato difficile fare altrimenti, però resta il fatto che non si dispone di un metodo pratico per fare il "clic destro". Tenendo premuta a lungo la penna si ottiene l'apertura del menu contestuale, ma è una cosa poco pratica e, fra l'altro, interferisce con quei casi in cui uno vorrebbe, appunto, ottenere solo un clic prolungato (per esempio per fare uno scroll veloce di molte pagine in un documento PDF).
Volendo, è possibile comprare una penna alternativa Wacom, compatibile con il pannello presente sul B121 e munita di tasto laterale. Il prezzo si aggira sui 60€. Ci sto pensando su, ma ancora non l'ho fatto. Questa cosa fra l'altro tornerebbe utile anche per il disegno, come spiegherò fra breve.
Veniamo dunque al secondo tipo di utilizzo, che dovrebbe essere il punto di maggior interesse per chi a fine 2012 cerca informazioni su questa tavoletta (ormai, con l'uscita di Windows 8, un utente genericamente interessato ad un tablet non ha motivo per voler comprare questo modello che sta rapidamente invecchiando rispetto alle nuove uscite, ma resta ancora appetibile per grafici ed artisti perché i nuovi modelli non hanno mai una penna di qualità, ammesso che ne abbiano una).
Cominciamo quindi proprio con la penna. Ha 256 livelli di pressione, che non sono certo il massimo, ma funziona. Il difetto principale è proprio l'assenza del pulsante laterale, che torna utile in molte situazioni. Mi concedo ancora qualche mese di utilizzo per capire se quel pulsante possa valere i 60€ della penna sostitutiva. Un altro vantaggio che deriverebbe dalla sostituzione della penna è l'impugnatura ergonomica ed antiscivolo. Quella in dotazione, infatti, è perfettamente cilindica ed interamente di plastica liscia. Va benissimo per gli usi standard, ma se uno vuole disegnare a lungo farebbe piacere un'impugnatura più pratica.
Un difetto notevole a mio avviso sono i driver della penna. Innanzitutto quelli forniti di fabbrica non supportano la sensibilità alla pressione e quindi vanno immediatamente sostituiti con driver aggiornati, che però la Asus ha pensato bene di "nascondere" fra quelli per l'EP121. E' un problema che è stato a lungo dibattuto su numerosi forum, ma che per fortuna si risolve facilmente: basta andare sul sito del costruttore e scaricarsi i nuovi driver dalla pagina dell'EP121 (si chiamano "Wacon ISD_DualTouch").
A questo punto, però, ci ritroviamo con dei driver che non sono minimamente configurabili. Ho a disposizione su un altro PC una tavoletta Wacom Intuos3 con i cui driver posso creare profili personalizzati per le diverse applicazioni. Qui non c'è niente del genere.
Infine alcuni applicativi freeware (GIMP, Artweaver) non riconoscono la "gomma" ossia il tastone posto sul retro della penna. Non so se programmi commerciali (Photoshop, Artrage, Painter) abbiano lo stesso problema perché al momento non ne ho provato nessuno.
Veniamo al software. Il B121 ha un processore Core i5, quindi può reggere Photoshop. Non so quanto fluidamente perché non l'ho provato, ma non dovrebbe avere problemi.
Io uso GIMP, perché le mie velleità artistiche non giustificano assolutamente la spesa di quasi mille euro di programma e non ho intenzione di installarne una copia pirata.
Con Gimp ho qualche problema di stabilità, probabilmente legato al fatto che è un open-source e quindi qualche bug in più c'è senz'altro.
Mi piacerebbe provare Artrage, che ha un costo contenuto, ma ancora non l'ho fatto. Anche per questa spesa mi riservo qualche mese di pratica prima di prendere una decisione. Ho usato invece un programmino free che si chiama Artweaver che per un uso serio è molto limitato, ma consente di ottenere degli effetti simpatici tipo pastelli a cera, gessetti e cose simili. E comunque è free e leggero, per cui installarlo non costa niente.
All'atto pratico, con questi programmi, si nota qualche rallentamento quando si lavora su immagini grandi e si usano di conseguenza grandi pennelli, soprattutto se sfumati come, per esempio, l'aerografo. In pratica il puntatore sullo schermo non segue immediatamente la penna e si muove con un certo ritardo, che può anche diventare fastidioso nei casi peggiori. A quel punto diventa un problema di scelte e di pratica per contenere il problema. Per quanto mi riguarda, sono ben lontano dall'esserne afflitto. Spero che in futuro, aumentando le mie ambizioni artistiche e, di conseguenza, la dimensione delle immagini ed il numero dei livelli, la questione rimanga sotto controllo.
Una cosa di cui mi sono reso conto solo dopo l'acquisto, ma che avrei dovuto prevedere, è che per usare seriamente Photoshop o programmi analoghi, la penna non basta ma serve anche la tastiera. Grazie ad un abbondante uso di scorciatoie, infatti, si riesce ad ottimizzare la gestualità concentrandosi sul disegno e non sugli strumenti. La scelta del pennello, l'attivazione della gomma, le regolazioni fini, la creazione e fusione di layer, sono tutte operazioni che conviene fare da tastiera. Il B121 ha di serie una pratica tastiera bluetooth, ma ha poco senso comprarsi un tablet per poi mettersi a tavolino con la tastiera accanto. Insomma, c'è da capire l'uso concreto che si vuole realizzare. Certamente per un appassionato di disegno il fatto di intervenire con la penna direttamente sullo schermo è appassionante e, parlando di prodotti commerciali, è quasi come avere una Wacom Cintiq di piccolo formato. Solo che la Cintiq 12' costa un migliaio di euro da sola, ed ha bisogno di un buon PC a cui collegarla.
L'hard disk è a stato solido. Molto più veloce rispetto a quelli tradizionali (l'accensione del PC è quasi istantanea) ma piuttosto limitato di dimensioni: sono 64 GB di cui però circa una ventina sono già occupati dal sistema e dai software preinstallati. Quindi bisogna gestire sia la dimensione dei file di lavoro (fra pixel e livelli si fa presto a debordare) sia la loro archiviazione (con hard disk esterno o cose simili). Ovviamente parlo sempre di un uso professionale. Io per ora ho ancora mezzo HD libero.
Infine, ma non per importanza, la dimensione dello schermo: 12' sono pochi per l'ambiente di lavoro di GIMP (analogo a Photoshop). Io ho dovuto cercare una configurazione ottimale e "bloccarla" in un'unica finestra. Se usassi la tastiera (e quindi nascondessi alcune barre degli strumenti) forse potrei andare a schermo intero, ma guadagnerei giusto un centimetro o due. E non so se riuscirei a gestire i layer. Insomma, si sta stretti.
Ci sono altri programmi come ArtRage che usano interfacce più orientate al tablet. Non a caso i primi EP121 che ho visto in rete erano stati usati proprio per promuovere questo programma alle convention. Per ora però non posso dare informazioni sull'uso pratico perché ancora non me lo sono procurato.
A proposito del peso: io tengo il tablet sempre nella sua custodia ed il peso complessivo è di circa un chilo e mezzo. Non è poco. Sicuramente non si può tenere con una mano. Lo si deve per forza appoggiare da qualche parte, sulle gambe, su un tavolino... non si può pensare di usarlo come se si tenesse in mano un blocco per schizzi.
Alla fine, la morale della favola secondo me è questa: il B121 è adatto come computer unico per chi vuole abbinare un uso generico (web, scrittura, mail, ecc.) in mobilità ad una attività artistica moderata.
Se invece si desidera uno stumento principalmente per disegnare e si pensa di usarlo intensamente, allora è necessario valutare bene tutti i limiti che ho elencato perché ci si dovrà fare a botte quotidianamente.
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