giovedì 4 settembre 2008

Sei un bastardo. Vattene!

Prima di entrare nel vivo del mio intervento, prendetevi un attimo per riflettere sulla frase del titolo:
“Sei un bastardo. Vattene!”

Provate ad immaginarvi il tono con cui viene detta. Immaginate la situazione. Se avete voglia di giocare con me, prendete un foglio di carta e provate a descrivere brevemente la scenetta che avete immaginato: chi sono i protagonisti, qual è il contesto e, soprattutto, “cosa avrà voluto dire?” :)

Cosa avrà voluto dire?

Ne butto là qualcuna delle mie.

Ambrogio e Bernardo sono due adolescenti, liceali, compagni di classe. Ad Ambrogio piace una ragazza di un’altra classe, Cristina, ma è timido e la guarda da lontano senza avere il coraggio di farsi sotto. Bernardo scrive un biglietto a Cristina, firmato a nome di Ambrogio, chiedendole un appuntamento. Lei vuole accettare e va a dirlo ad Ambrogio che non ne sa niente e cade dalle nuvole. Alla figura di merda (che però strappa un sorriso a Cristina) segue dialogo chiarificatore fra i due amici:
B – (ridendo) L’ho fatto per il tuo bene! Sennò col cazzo che ti davi una mossa, bradipo!!!
A – (sorridendo a denti stretti, ancora rosso in viso per la vergogna) Sei un bastardo. Vattene!
Traduzione del pensiero di A con altre parole: “Sei un amico ma mi hai messo in un imbarazzo terribile, stronzo. Comunque ti voglio bene!”
Come B percepisce il pensiero di A: “Avrei voglia di prenderti a pugni ma ti ho già perdonato!”

Anselmo e Bertoldo sono due trentenni che si conoscono da una vita. Anselmo sta con Caterina, donna avvenente ed un po’ frivola, da un paio di anni. Anselmo sta meditando sulla possibilità di metter su famiglia con lei e lo confida a Bertoldo, il quale è contrario perché la reputa una persona inaffidabile. Per dimostrarlo (o forse perché è un po’ stronzo ed invidioso) inizia a corteggiarla segretamente ed infine la seduce. Poi racconta tutto all’amico:
B – (serio) Lo vedi? Di lei non potevi fidarti. L’ho fatto per il tuo bene!
A – (ancora più serio) Sei un bastardo. Vattene!
Traduzione del pensiero di A con altre parole: “Puoi accampare tutte le giustificazioni che ti pare, ma mi hai ferito profondamente. Esci dalla mia vita, sennò ti apro il cranio come una mela!”
Come B percepisce il pensiero di A: “Non capisco niente di quello che mi stai mostrando. Sono uno stupido, innamorato di una troia, ma preferisco mandare in culo te anziché lei”

Anna e Bartolomeo sono due adolescenti che stanno insieme. Lei è una convinta monogama ed è molto affezionata a lui, che invece la tradisce continuamente. Lui è un tipo piuttosto superficiale ed opportunista, usa Anna come “approdo sicuro” ma si guarda bene del rifiutare qualsiasi occasione che gli capiti per andare con qualcun’altra, anzi, spesso e volentieri la lascia da sola per uscire con gli amici e andare a rimorchiare. Ovviamente tutto questo è spesso fonte di discussioni fra i due:
B – (mieloso ma poco convincente) Ma dai, pulcino, lo sai che per me sei l’unica che conta veramente, però sono fatto così, non so trattenermi…
A – (in lacrime, mordendo il fazzoletto) Sei un bastardo. Vattene!
Traduzione del pensiero di A con altre parole: “Non ne posso più dei tuoi comportamenti, ma ti amo con tutto il cuore e vorrei tanto che cambiassi. Ti prego, pentiti e torna da me!”
Come B percepisce il pensiero di A: “Lo sai che puoi farmi quello che ti pare, tanto bastano due moine per riconquistarmi”


Ora, è evidente il motivo per cui non sono diventato uno scrittore: non ho idee interessanti e, se mi sforzo, riesco a malapena a rimasticare cliché stantii già visti fino alla noia nei polpettoni hollywoodiani di oltre un secolo. Ma sorvolando sulla facile ironia che possono provocare questi miei tentativi abbozzati di raccontare storie, è evidente che una stessa frase può essere detta con spirito molto diverso ed avere significati anche diametralmente opposti, non solo per via del diverso contesto, ma anche a causa dei diversi punti di vista delle persone coinvolte.

Se sul vostro foglietto avete delle variazioni sul tema diverse dalle mie, vi invito caldamente ad aggiungerle come commenti a questo post (oppure mandatemele per email, tanto mi conoscete bene tutti e tre, o incliti lettori del mio blog!). Penso che potrebbe essere una cosa divertente.


In conclusione, quanti significati diversi può avere una frase?

Su due piedi risponderei: (uno per ciascuna persona che la pronuncia) moltiplicato per (uno per ogni diversa occasione o contesto in cui viene pronunciata) moltiplicato per (una per ogni diverso ascoltatore a cui viene rivolta) moltiplicato per (altri aspetti che non mi vengono in mente adesso ma che certamente esistono)

In questa complessità c’è di che affogare. Non è umanamente possibile arrivare a tenere sempre in considerazione tutti questi aspetti. Eppure non è neanche giusto abbassare una saracinesca mentale sul problema ed autoconvincersi (campioni nell’esercizio del bispensiero) che ciò che diciamo ha il senso che intendiamo noi e nessun altro.

Non resta che armarsi di tonnellate di umiltà e di pazienza, di carriole di “non ho capito” e “spiegati meglio” e “ridimmelo con altri termini”, accettare di buon grado di spiegare tre volte ogni nostro concetto e sperare che in tutto questo sforzo da sordi mezzi rincoglioniti non ci vengano fuori due palle così! :)

Ammesso, ovviamente, che uno abbia intenzione di capirsi.
In caso contrario basta non fare niente e continuare così…

Orwell 1984

1 commento:

Anonimo ha detto...

Per questo preferisco la matematica...
La lingua e' interpretabile :(
cmq per la cronaca pensavo al tipo delle vignette della settimana enigmistica ke diceva "sei un bastrdo, vattene" al suo bracco ke aveva fatto una non so quale marakella.
il significato dell'uomo puo' essere : vai a farti un giro, ora sto incavolato e ti prenderei a calci"
il cane interpreta "...". ke cavolo ne so di quello ke pensa un cane? pensa???