lunedì 29 settembre 2008

Libera stampa gratuita



L’inglese è pieno di parole polisemiche, ossia che hanno più significati diversi (questa l’ho imparata dal VdS ma non diteglielo, che si monta la testa!). E’ così che uno si ritrova con “free” che significa sia “libero” che “gratis”, con possibili interpretazioni anche molto distanti fra di loro.
Dalla rivista “Carta” scopro che 92 testate giornalistiche italiane distribuiscono una quantità di copie quasi uguale a quella di 5 testate di “free press”.
Stampa libera?
No. Stampa gratuita.
Sono le varie “City”, “Leggo”, “Metro”, che vengono regalate ad ogni angolo di strada.
Se consideriamo che sono comparse pochi anni fa, è un dato che dà da pensare. Oggi un italiano su due legge un quotidiano gratuito anziché comprarselo.
Ma la qualità non è la stessa! Non che voglia fare l’avvocato d’ufficio dei quotidiani in vendita, avrei molto da ridire anche su quelli, ma questa “free press” è terribile: il livello è infimo, le principali notizie sono di gente scippata, accoltellata, aggredita, insomma fatte apposta per diffondere allarmismo sul tema sicurezza (che nella scorsa campagna elettorale non a caso ha fatto la parte del leone), le altre notizie sono a metà strada fra lo “strano ma vero” della Settimana Enigmistica e le panzane raccontate da Voyager, e per finire è piena di pubblicità (che la rende gratis, ma non certo libera). Spesso, per fare volume, la stessa notizia è riscritta tre o quattro volte, in pagine diverse, con layout diversi (un box, un trafiletto, una notizia su tre colonne, una breve).

Sappiamo benissimo che in tema di giornalismo la “libertà” è un concetto quanto mai sfuggente. E’ libero un giornalista che presenta le notizie come gli viene richiesto dal suo direttore? E’ libero il giornalista di un organo di partito? O di una testata che è portavoce di poteri ed interessi ben definiti? Alla fine è una questione di opinioni…

L’oggettività alla base della deontologia professionale dei giornalisti è solo ipocrisia: non c’è modo di raccontare una notizia senza filtrarla attraverso il proprio punto di vista (o quello del proprio padrone). L’unica libertà che può avere un giornalista è di raccontare le notizie come gli pare, ma è una cosa estremamente rara. Per lo più la stampa è solo propaganda in mano a qualche potere economico o politico ben definito.

Per questo motivo è particolarmente aberrante l’uso di espressioni in inglese che saranno anche fighe ma si portano dietro delle ambiguità pericolose: scambiare per “libero” un giornale che viene pagato da pochi e regalato a molti è un errore madornale. Quando la roba è gratis, è sempre bene chiedersi perché! Vuol dire che c’è qualcuno che ha qualcosa da dire e che si può permettere di pagare al posto degli altri. In pubblicità funziona così, ma il costo lo ripagano i consumatori quando comprano la merce pubblicizzata. Nel caso della “free press” in che forma ci viene presentato il conto?

3 commenti:

NayNewz ha detto...

temo i troiani, soporattutto quando portano doni...

Lys ha detto...

Ma non erano i Greci? "timeo danaos..." ;-)

Revisionista storica!!!! :-P

Claudia ha detto...

Dura cercare la frase: "Non ho capito un cazzo"! Eh eh eh, ho provato anch'io.
In compenso aspettati prossimamente mail in cui ti chiediamo foto di treni o domande tecniche tipo come si chiamano quei cosi che si estendono per agganciarci ai fili della corrente in alto che hanno i treni :)