venerdì 19 settembre 2008

Il primo è il primo…

il secondo non è nessuno!




Un paio di interventi fa (qui) abbiamo parlato di reCaptcha e di Gwap.
Sono due applicazioni che io trovo molto intriganti ma che mi suscitano una certa inquietudine perché condividono una caratteristica apparentemente innocua ma importante: entrambe funzionano solo in lingua inglese.

Qualcuno dirà: “E sticazzi!” (trad: “Sarebbe forse questo un problema, di grazia?”)
Sì. E’ un problema. E’ un problema vecchio che adesso, con internet, si aggrava.
Personalmente non è che mi faccia molti scrupoli a usare parole inglesi come computer, privacy, ecc. La considero una cosa normale in un mondo sempre più cosmopolita, in cui però si usano anche vocaboli di altre lingue, come croissant, sushi, taco, würstel, ecc. (mi sta venendo fame...)

Queste simpatiche iniziative della Carnegie Mellon University servono però a far funzionare meglio i motori di ricerca inglesi, ad indicizzare le immagini in inglese, a migliorare le scansioni dei testi in inglese e così via.
Loro fanno benissimo a sviluppare questo tipo di strumenti e penso che da questo possa trarre giovamento tutta l’umanità. Quello che manca, però, sono analoghe applicazioni per l’italiano, il francese, lo spagnolo, il tedesco, ecc.

Già oggi, quando cerco qualche informazione su internet è molto frequente che le risposte alle mie domande siano in inglese: recensioni, articoli, notizie... il materiale disponibile in lingua inglese è di più, più assortito, più completo. Provate per esempio a cercare lo stesso soggetto sulla Wikipedia italiana e su quella inglese: c’è un abisso. L’ho fatto spesso, sia per studio che per svago, ed ho visto che molto spesso le pagine italiane sono una brutta traduzione (monca) di quelle inglesi.
Se c’è uno scrittore poco conosciuto che è stato tradotto in poche lingue, l’inglese è sicuramente fra queste. Se volete un tutorial per fare qualcosa di non banale su un computer, lo troverete senz’altro in inglese. Se studiate su libri di testo scientifici universitari, quasi sicuramente sono versioni tradotte di testi in lingua inglese.
Insomma, di motivi per andare a ricascare sull’inglese ce ne sono tantissimi e, se i motori di ricerca e le acquisizioni dei testi verranno guidati da anglofoni, la situazione non potrà far altro che degenerare ulteriormente.

Il mondo si evolve sempre più velocemente. E’ sempre più frequente avere scambi (di merce o di pensiero) internazionali e quello che si prospetta all’orizzonte è un crescente monopolio della lingua inglese, basato anche sul supporto della tecnologia applicata dagli statunitensi. Google è diventato praticamente l’unico motore di ricerca di internet ed è un sito americano, non scordiamocelo! E non scordiamoci nemmeno che il suo potere cresce di più ogni giorno, che assorbe qualsiasi novità spunti sulla rete (quanto ci ha messo a comprarsi YouTube?) e che può condizionare il nostro modo di usare la rete in decine di modi diversi, che probabilmente non riusciremmo nemmeno a notare (vi ricordate delle polemiche sulle censure cinesi?).

[Non ditelo in giro, ma anche questo Blog è ospitato sui server di Google!]

Insomma, se non vogliamo che le nostre lingue madri finiscano per diventare un polveroso retaggio di archeologia in mano ai padroni di Google, sarà il caso di darsi una mossa, mandare qualche ricercatore a fare un bello stage alla Carnegie Mellon ed implementare al più presto strumenti analoghi per la lingua italiana (e francese, tedesca, ecc)… e magari implementare anche qualche motore di ricerca alternativo, giusto per avere la possibilità di scegliere…

Tanto per chiudere con un po’ di pathos, ho provato a cercare (su Google!) se ci fossero collegamenti fra la Carnegie Mellon e Google stesso. Ne ho trovati molti: professori della CMU che dirigono uffici di Google, sponsorizzazioni di Google per ricerche fatte alla CMU e così via.
Provate a digitare la chiave di ricerca “Carnegie Mellon Google” e vedrete da soli…
Così come vedrete questo fulgido esempio di amore e rispetto per la lingua italiana, in fondo alla pagina:

1 commento:

NayNewz ha detto...

siamo la periferia dell'impero, che ti aspettavi?