venerdì 12 aprile 2013

Umanità infame (o infante?)

Siamo tutti quanti degli schifo di uomini.

Mi posso permettere di dirlo, perché il novantanove percento degli uomini mi fa schifo e perché io stesso ho dei grossi limiti e non posso certo dire di essere meglio degli altri.

Qual è il nostro scopo nella vita?
Vivere sereni?
Rendere piacevole la vita a noi, i nostri cari e coloro che ci stanno intorno?
Aiutarsi l'un l'altro ad affrontare le avversità?
Affrontare i problemi pacatamente, ragionevolmente, per trovare la soluzione migliore che faccia contenti tutti?

No.
E' vero piuttosto l'esatto contrario.
Noi ci complichiamo la vita.
Frustriamo e mortifichiamo noi stessi, i nostri cari e le persone che ci stanno intorno.
Non ci aiutiamo a vicenda, anzi, spesso gioiamo delle disgrazie altrui ed infieriamo su chi è più debole.
Affrontiamo i problemi in modo avventato, iroso, irrazionale, alla ricerca di una soluzione che faccia il maggior danno possibile agli altri, anche a costo di averne danni a nostra volta.
Abbiamo desideri smodati. Vogliamo essere meglio di tutti gli altri, avere più cose, comandare più persone, avere più potere e far fare agli altri quello che vogliamo noi.
Ma allo stesso tempo non ci diamo da fare per ottenere quello che vogliamo. Lo pretendiamo a scatola chiusa, senza nessuno sforzo, senza sacrificio, per diritto divino. E se ci impegnamo per raggiungere uno scopo, lo facciamo alla faccia altrui, calpestando tutto e tutti, preoccupandoci solo di quello che vogliamo ottenere.

Siamo degli schifo di animali.
Competitivi. Privi di empatia. Vigliacchi. Approfittatori. Presuntuosi. Arroganti.
Ognuno di noi crede di essere il più ganzo e tosto figlio di puttana dell'universo. Per convincercene guardiamo film che ci mostrano tostissimi figli di puttana in cui immedesimarci, peccato che non sapremmo fare un millesimo di quello che fanno loro (che poi non è così invidiabile, visto che in sostanza spaccano tutto e lasciano una scia di morti dietro di loro).
Vediamo gli altri come una rottura di coglioni. Come avversari. Come intralci, nel migliore dei casi.

E tutto questo perché siamo dannatamente presuntuosi.
Noi sappiamo tutto. Noi capiamo tutto. Noi abbiamo le idee chiare su come si dovrebbero fare le cose, dalla riparazione del tombino, alla gestione della nazionale di calcio, alla politica internazionale.
Peccato che invece non sappiamo un cazzo di nessuno di questi livelli di problemi, ma siccome siamo arroganti, affermiamo il nulla con convinzione, lo sosteniamo con calore e lo difendiamo con aggressività da chiunque cerchi di farci notare che stiamo dicendo cazzate, o forse che non stiamo proprio dicendo niente, anche se lo facciamo con foga.

Cerchiamo dei nemici simbolici e ci scagliamo contro di loro. A parole, ovviamente, e di nascosto, perché non avremmo mai il coraggio di dirgli in faccia quello che pensiamo.
Troviamo questo coraggio solo quando siamo in gregge: nella massa ci sentiamo protetti ed anonimi ed allora diamo il peggio di noi, trucidando il re e tutta la sua famiglia, senza renderci conto che per avere davvero un utile il re non va ucciso: va imprigionato ed interrogato a fondo, va sfruttato il patrimonio di conoscenza che ha, perché ne ha! Molta più di noi! E la famiglia del re, parimenti, va interrogata, spremuta e poi mandata a fare lavori umili che siano d'insegnamento per loro e d'esempio per gli altri.

Ma no. La bestia umana priva di raziocinio, trucida, distrugge, dà alle fiamme e poi si guarda intorno soddisfatta in mezzo alle macerie, tronfia di aver devastato l'ambiente in cui lei stessa dovrà vivere.

Irrazionalità. Presunzione. Ottusità.

Ci ha provato qualcuno a farcelo notare.
Anzi, ci hanno provato in molti, nel corso dei secoli.
Se erano nobili, gente istruita, hanno fatto la fine del re: trucidati e dati alle fiamme.
Se erano saggi umili, sono dovuti andare a nascondersi negli eremi, a trasmettere le loro idee a quei pochi seguaci che riuscivano a raccattare, che di solito non erano all'altezza dei maestri.
Gli unici che sono riusciti ad ottenere effetti più duraturi sono stati i religiosi, che in virtù di una "verità" piovuta dall'alto, da qualcuno che non era infilzabile coi forconi ma che, al contrario, poteva condannarci a pene eterne, se non fulminarci secchi direttamente sul posto, sono riusciti a far passare a miliardi di persone il concetto di umiltà, abnegazione, solidarietà.
Peccato che poi quegli stessi religiosi abbiano sfruttato il potere che derivava dalla loro influenza per fare la bella vita, riempirsi di lussi, commettere ogni sorta di peccati che proibivano agli altri. Oppure, in alternativa, diventare dei fanatici rancorosi che umiliavano e torturavano tutti quelli che non erano disposti a condividere le loro convinzioni.
(e comunque evitiamo di esaltare troppo il messaggio che i religiosi hanno trasmesso all'umanità: per quanto potesse avere un fondamento buono, il fatto di ricorrere allo spauracchio divino è un punto debole molto grave, che ha portato i fedeli a cercare tutte le scappatoie possibili per infrangere i comandamenti e fare comunque il cazzo che gli pare, consapevoli che in fondo in fondo l'inferno non esiste ed i fulmini cadono a casaccio)

E se cerchiamo qualche figura esemplare moderna che abbia parlato laicamente di solidarietà, di fratellanza, di cooperazione contro le difficoltà e l'oppressione, possiamo vedere che fine hanno fatto tutti quanti: morti ammazzati. Da qualche fanatico, da qualche potere politico o religioso che avversavano. O magari dalla folla dei loro seguaci, se per qualche motivo si sono ritrovati a cadere dal trono di autorevolezza che si erano costruiti.

Uccidere il re.
Uccidere la famiglia del re.
Dare alle fiamme la reggia.
Dare alle fiamme i granai del re, dove c'è il grano del popolo.
Uccidere i simpatizzanti del re.
Uccidere chiunque ci stia sul cazzo, con la scusa che è un simpatizzante del re.
Stuprare sua moglie e sua figlia e poi uccidere anche loro.
Rubare le sue cose e riportarle nel nostro covo, per poi difenderle da altri predoni ottusi come noi che ce le vogliono rubare a loro volta.

E poi invocare un nuovo re.
Acclamarlo.
Idolatrarlo.
Finché non verrà il momento di massacrare anche lui.

Ed in tutto questo sforzo sanguinoso, noi non siamo certo sereni e tranquilli: non c'è certezza se non del fatto che qualcun altro come noi cercherà di toglierci quel che abbiamo, che dovremo usare la forza, le armi, il sangue, per sopravvivere in tempo di guerra.

Questo siamo noi.

Incapaci di renderci conto che, se ci aiutassimo a vicenda, se condividessimo le risorse, se mettessimo a frutto le conoscenze, se sapessimo moderarci nei nostri desideri ed armonizzarli con quelli dei nostri vicini, saremmo tutti estremamente felici.

La felicità e la serenità sono nella collaborazione, nell'amicizia, nella solidarietà e nella moderazione.

Ma alzatevi dal letto, la mattina, fate colazione nel vostro rifugio e guardatevi intorno. Che cosa vedete?

Coltellate nella schiena sul posto di lavoro. Violenza domestica. Aggressività nel traffico. Opportunismo e prevaricazione alla riunione di condominio. Frustrazione nei rapporti coi familiari. Inganno nei negozi e nella pubblicità. Miti irraggiungibili irradiati dai media.

Che cazzo devo fare per vivere sereno? Farmi frate e ritirarmi in un eremo?

L'umanità è un neonato: ignorante, egoista, istintivo, ottuso. Ha le potenzialità per diventare ben altro: un adolescente impetuoso ed entusiasta, un adulto maturo e sensibile. Ma siamo ancora lontani anni luce da quel risultato.
Per ora, con tutti i progressi che abbiamo fatto da quando eravamo nelle caverne ad arraffare il primo pollo che passava di à per sbranarlo crudo, siamo ancora nella fase anale: vediamo solo i nostri bisogni materiali più grevi e li assurgiamo a scopo di vita. Non abbiamo consapevolezza di ciò che è realmente nel nostro interesse, facciamo i capricci per non dormire, vogliamo ingozzarci di dolciumi che ci faranno venire il mal di pancia e rifiutiamo le verdure che ci regolano l'intestino, vogliamo giocare fino allo sfinimento e ci rifiutiamo di tenere in ordine la cameretta. E se qualcuno cerca di guidarci, di insegnarci, facciamo i capricci, strepitiamo, ci buttiamo per terra urlando fino a diventare paonazzi.
Vogliamo essere al parco a giocare, ma non vogliamo vestirci per uscire.

Questo siamo noi.
Adulti che continuano a strillare per la poppa ed a farsi la cacca addosso.